L’estate è alle porte e le temperature iniziano a salire sempre di più. Come tutti gli anni, i proprietari di animali si trovano di fronte allo stesso dilemma di sempre: è giusto tosare il cane o possono esserci delle controindicazioni? Cerchiamo di capire insieme i pro e i contro della tosatura.
Proprio come accade a noi, quando i nostri animali non si sentono bene o c’è qualcosa che non va, mangiano di meno o smettono addirittura di avere interesse nei confronti del cibo. Quali sono le cause di questo comportamento e cosa possiamo fare per aiutarli?
Chiunque abbia un cane o un gatto in casa, sicuramente sa bene cosa succede quando il proprio animale inizia a perdere il pelo. Divani e vestiti completamente ricoperti di peli, ammassi di pelo che volano sul pavimento, rotoli adesivi sprecati per ripulire i tessuti. Quando si parla della perdita di pelo negli animali, bisogna prima di tutto capire se si tratta di una semplice “muta” stagionale o di un problema dermatologico più complesso.
Sapevate che, nel vostro organismo, sono presenti le cosiddette “ghiandole paratiroidi”? In molti non lo sanno, e se non lo sanno riguardo al proprio corpo figuriamoci se lo sanno a proposito del proprio cane o del proprio gatto.
Eppure queste ghiandole le hanno anche loro, e per tutti si trovano nel collo, vicino alla ben più famosa tiroide. Sono ghiandole piccolissime, quasi non si vedono ad occhio nudo ma ci sono, e la loro funzione è molto importante perché regolano l’equilibrio di calcio nell’organismo.
Il metabolismo del calcio
Prima di parlare della malattia in sé dobbiamo capire come si muove il calcio nell’organismo, a cosa serve (non è che, semplicemente, “fa bene”, come dicono le pubblicità, ma ci sono dei motivi per cui fa bene) e cosa succede quando chi lo regola ha qualcosa che non va.
Supponiamo che il nostro cane beva un bicchiere di latte (non è che lo digerisca benissimo, ma è per fare un esempio), che contiene una buona quantità di calcio. Il calcio arriva nell’intestino, da dove viene assorbito nel sangue. Ora, nel sangue un po’ di calcio ci gira sempre, e se questo è troppo, il corpo lo mette nel “magazzino” del calcio che sono le ossa.
Le ghiandole paratiroidi sono dei “sensori” del calcio nel corpo: lo monitorano costantemente, e quando scende troppo liberano il paratormone, o PTH, un messaggero che va nelle ossa e dice “ehi, liberare un po’ di calcio che qui ne abbiamo poco!”.
Le ossa liberano il calcio e nel sangue si ripristina la situazione normale. Ma a chi serve tutto questo calcio? Serve ai muscoli, perché la contrazione muscolare è una reazione chimica che richiede proprio il calcio, di base. Un corpo senza calcio muore perché i muscoli, come quelli respiratori, non possono funzionare. Essere senza calcio è po’ come rimanere senza aria, per questo è così importante.
Ed è per questo che sono così importanti le paratiroidi.
L’iperparatiroidismo
Le ghiandole producono il loro paratormone se la quantità di calcio scende troppo, nel sangue. Da qui si capisce che se smettessero di funzionare si morirebbe, ma siccome le ghiandole sono tante (sono quattro) capita che una smetta di funzionare, ma che smettano tutte insieme è impossibile.
Più probabile è invece che una di queste cominci a lavorare “in proprio” e a produrre più paratormone del normale, ed è qui che abbiamo l’iperparatiroidismo. Generalmente questa situazione dipende da un tumore ad una delle ghiandole, che si ingrandisce e produce più ormone di quello che dovrebbe. Il risultato è che un sacco di calcio viene portato fuori dalle ossa, e comincia a creare problemi.
Esiste anche un’altra causa, ovvero lo squilibrio calcio/fosforo nel sangue (cioè, c’è troppo fosforo e poco calcio) che porta a questo punto tutte le ghiandole a produrre più ormone, perché il fosforo è l’acerrimo nemico del calcio, e le paratiroidi lo odiano (scherzi a parte, troppo fosforo è pericoloso per l’organismo).
Cosa succede precisamente? Probabilmente penserete all’osteoporosi, situazione in cui le ossa diventano fragili perché non c’è più calcio a fargli da “cemento”, ma in realtà le cose sono peggiori. Se il problema fosse solo l’osteoporosi significherebbe che il danno alle paratiroidi è lieve, perché a portare via tutto il calcio dalle ossa ci vogliono anni.
La situazione invece è più grave perché il troppo calcio tolto dalle ossa che gira per il sangue da problemi ai reni.
Così, praticamente, questi organi arrivano ad essere quasi murati, si parla di calcificazione, e non riescono a fare il proprio lavoro. Il risultato si nota soprattutto nell’urina, l’animale, cane o gatto, inizia a bere di più, urinare di più ma anche avere delle infezioni urinarie, dei calcoli (ricordiamo che il calcio costituisce anche il calcare dei rubinetti, per avere un’idea di com’è fatto quando è tanto tutto insieme). Avrà anche problemi ai muscoli come i tremori, perché il calcio è necessario ai muscoli ma non deve essere troppo (una macchina affogata nella benzina non parte, anche se la benzina è il suo carburante).
Se notiamo questa situazione, peraltro similissima all’insufficienza renale, dobbiamo portare l’animale dal veterinario, che farà delle analisi del sangue, in particolare analisi biochimiche. Nelle risposte sta scritto quanto calcio, quanto fosforo, quanto zucchero e così via c’è nel sangue. In questo caso il calcio è altissimo. Se a questo aggiungiamo che l’animale ha una certa età (l’iperparatiroidismo viene ad animali di almeno sei anni) la diagnosi è abbastanza chiara.
La terapia è medica quando ci sono forti squilibri di calcio e fosforo ma le paratiroidi sono sane, mentre è chirurgica, ovvero si toglie la ghiandola “incriminata” che fa come vuole, quando è presente una neoplasia.
Il fatto però che l’iperparatiroidismo sia raro e che le ghiandole siano piccolissime fa sì che non in tutte le strutture si faccia questo tipo di intervento, per cui dovremo essere disposti a spostarci. L’operazione deve essere, inoltre, effettuata in ambiente più tranquillo possibile per evitare che il troppo calcio, unito alla paura dell’animale, faccia avere tremori muscolari anche molto intensi.
Stai accarezzando il tuo amico a quattro zampe, quando ad un tratto ti accorgi che sulla sua pelle è comparsa un’escrescenza che fino a pochi giorni prima non c’era. Inevitabilmente la tua mente inizia a pensare alle ipotesi più gravi e irreparabili, ma nella maggior parte dei casi può trattarsi di un semplice rialzo di pelle, magari legato all’età. Ecco perché è importante capire come distinguere le varie escrescenze sulla pelle del cane e del gatto, e cosa fare in questi casi.
Il metodo Ttouch, inizialmente visto come una teoria piuttosto strampalata di approcciare al comportamento degli animali, nel corso degli anni è riuscito ad affermarsi sempre di più, adattandolo non solo al mondo dei cavalli, come in origine, ma anche a cani e gatti.