Tra i problemi più frequenti che possono presentarsi nei nostri animali, ai primi posti troviamo sicuramente i problemi dentali. Il cane e il gatto si rifiutano di mangiare per colpa del mal di denti e molti proprietari spesso non riescono a riconoscere e ad affrontare nel modo giusto questo problema. Cerchiamo di capire quali sono i principali problemi dentali nel cane e nel gatto, e cosa fare quando hanno mal di denti.
Tutti noi, nella vita, abbiamo sentito parlare delle tenie. Sono tra i parassiti umani più famosi, vermi lunghi anche dieci metri in un uomo, che si nutrono a sue spese e portano le persone a dimagrimento e, in certi casi, anche alla morte.
Fortunatamente nell’uomo le tenie non sono più così diffuse come cinquanta anni fa, mentre i cani e i gatti non possono prendere la Tenia solium e la Tenia saginata, le due specie che colpiscono l’uomo.
Tuttavia anche gli animali domestici hanno le loro tenie, che fanno parte dei parassiti intestinali, e che è bene conoscere per salvaguardare la loro salute e, a volte, anche la nostra.
Cos’è una tenia
Le tenie sono vermi. Appartengono al gruppo dei cosiddetti “vermi piatti” perché sono appiattiti lateralmente, e si comportano in modo particolare. Hanno una testa con quattro ventose che usano per attaccarsi alla parete dell’intestino per non staccarsene più, e crescono, allungandosi.
Il loro corpo è fatto un po’ come la collana di un rosario, da tante piccole unità (dette proglottidi), in cui man mano maturano le uova. L’ultima di queste proglottidi, piena di uova, si stacca ed esce dall’intestino con le feci.
Il problema della tenia dipende dal fatto che mangia le sostanze nutritive ingerite dal cane o dal gatto, togliendogli nutrimento.
Dipylidium caninum
La tenia sicuramente più pericolosa, e diffusa dalle nostre parti, che a discapito del nome colpisce sia i cani che i gatti, è sicuramente il Dipylidium caninum.
Si tratta di un verme che può raggiungere dai quindici ai settanta centimetri di lunghezza, per un diametro di circa 3 millimetri. È lungo e sottile, insomma, e come potete capire creerà non pochi problemi perché è molto grande.
L’animale lo prende in un modo particolare, ovvero ingerendo una pulce. Teoricamente colpirebbe anche l’uomo, ma è difficile che noi ingeriamo una pulce. Per i cani e i gatti, invece, è più semplice: sentono prurito, causato dalla pulce che si muove sulla pelle, e per calmarlo si mordicchiano.
Se facendolo, accidentalmente, la pulce gli salta in bocca, poi la ingeriscono.
La forma larvale della tenia si trova nella pulce, ma mentre quest’ultima viene digerita, il Dipylidium si trova perfettamente a proprio agio nell’intestino, dove si attacca ed inizia a crescere.
Quando deporrà le uova, espulse con le feci, queste potranno essere mangiate dalle pulci che si infetteranno nuovamente.
Se il nostro cane, o il gatto, ha questo verme nel suo intestino, lo noteremo per i sintomi abbastanza caratteristici: la diarrea per prima cosa, poi il vomito perché c’è qualcosa di troppo nell’apparato digerente. Inoltre l’appetito aumenta perché la tenia mangia metà del cibo che è ingerito dal cane o dal gatto, mentre l’animale dimagrisce proprio per lo stesso motivo.
Uccidere le tenie non è difficile e ci sono dei medicinali appositi che verranno somministrati dal veterinario; quello che è importante è renderci conto del problema per portare l’animale dal medico prima che la situazione diventi troppo critica.
Abbiamo detto che il problema, in origine, sono le pulci: per risolvere il problema alla radice, quindi, dobbiamo evitare che vengano in contatto con il cane o il gatto. Possiamo farlo semplicemente grazie agli antiparassitari che si trovano ovunque, da distribuire sulla pelle (Advantix, Frontline e via dicendo).
Se, però, non abbiamo l’abitudine di dare questi prodotti all’animale, dobbiamo fare attenzione alla presenza delle pulci: accarezziamo il cane o il gatto contropelo, e se ci sono noteremo tanti puntini neri alla base dei singoli peli: sono le feci delle pulci, che indicano la presenza di pulci, che però difficilmente si riescono a vedere.
Portiamo quindi il cane o il gatto dal veterinario che, oltre a somministrare degli antipulci per farle andare via, somministrerà anche i farmaci anti tenia in via preventiva, qualora il Dipylidium fosse riuscito ad entrare nell’organismo.
Importante, se l’animale era affetto da questo verme, è anche pulire a fondo l’ambiente in cui vive: se ci fossero le uova della tenia, le pulci potrebbero mangiarle e torneremo ad avere lo stesso problema qualche mese dopo.
Echinococcus granulosus
Due parole anche su questa tenia, che colpisce i cani.
In realtà, questo verme è cortissimo, non raggiunge il centimetro e non da problemi nel cane ma è molto, molto pericoloso per l’uomo e per gli animali che lo circondano.
Le uova sono espulse con le feci, e possono essere mangiate da animali erbivori (mucche, pecore, cavalli) o anche dall’uomo, ad esempio con una foglia di insalata, o frutti di bosco, o comunque prodotti dell’orto; negli erbivori e nell’uomo l’echinococco crea una ciste, che si posiziona nell’organismo (nel fegato, nei polmoni o nel cervello) e cresce pian piano, proprio come un tumore. Ci sono persone morte a causa di queste cisti, posizionate nel cervello, anche perché sono difficilissime da operare, sono come dei palloncini pieni d’acqua e se si rompono, anche per errore del chirurgo, se ne formano tante altre in tutto il corpo.
Se chi macella gli animali erbivori, magari domesticamente, getta per terra gli organi non commestibili il cane può mangiarli e contaminarsi di nuovo con la tenia.
Se abitate in campagna o avete animali che vengono macellati nei dintorni di casa, quindi, anche se l’echinococco non da problemi al cane sverminatelo almeno una volta all’anno. In questo modo potrete essere sicuri di eliminare le tenie dal suo organismo, e potrete mangiare i prodotti del vostro orto senza alcun timore di contrarre questo pericoloso parassita.
Una delle malattie infettive più conosciute del cane, ma anche una delle più pericolose, è la leptospirosi. In realtà non è una malattia che riguarda solo i cani perché può colpire anche noi esseri umani ma i cani, per le loro abitudini, sono più sottoposti al contagio.
Fortunatamente esistono dei vaccini per questa malattia, e anzi la leptospirosi rientra nelle cosiddette “vaccinazioni obbligatorie” per il cane, che vengono fatte sistematicamente a tutti i cuccioli.
Per alcuni cani, però, questo non è sufficiente e si richiedono pertanto dei richiami annuali. Ma andiamo a vedere più nello specifico che cos’è la leptospirosi e come si trasmette.
Che cos’è
La leptospirosi è una malattia causata da batteri del genere Leptospira, mentre le specie possono essere tante. Si tratta di microrganismi dalla forma un po’ particolare: sono allungati, si dispongono a “punto interrogativo” (?) e vivono prevalentemente in acqua.
Quando dico che vivono in acqua, non pensate di trovarle solo in qualche punto sperduto del mondo tra le scorie radioattive. L’italia è piena di leptospire.
Fiumi come il Tevere, l’Arno oppure il Po sono letteralmente brulicanti di leptospire. Non ci facciamo il bagno perché sono fiumi molto sporchi, ma se entrassimo anche solo con i piedi in acqua a Firenze, o a Roma, e avessimo un taglietto sotto il pollice avremmo altissime possibilità di prendere la leptospirosi.
Perché questi batteri possono essere presi tramite il contatto diretto con il sangue, i taglietti o le abrasioni cutanee sono un’ottima via di ingresso.
Ma difficilmente il nostro cane entra in Arno, e infatti non è il fiume ad essere il problema: sono i ratti.
Questi animaletti vivono dappertutto, in città e in campagna. E la leptospirosi, a loro (che non si fanno problemi a bere acqua dai fiumi), non fa assolutamente nulla: si stabilisce nei loro reni senza causare problemi, per cui i ratti la lasciano praticamente dappertutto con le urine.
La situazione-tipo è questa: il ratto gira per le strade della città, uscendo dalle fogne, in una notte di pioggia. Lascia anche piccole gocce di urina nella strada, e le leptospire sopravvivono nelle pozzanghere: il giorno dopo, facciamo una passeggiata con il cane che ha un taglietto sul polpastrello, di cui non ci siamo resi conto. Mette inavvertitamente la zampa nell’acqua.
Ed ecco che arriva la leptospira.
I cani da caccia o da tartufi, che stanno molto in bosco, sono ancora più sottoposti perché ci sono moltissimi ratti, e l’acqua tende a ristagnare. Inoltre il terreno accidentato favorisce la comparsa delle piccole ferite.
Che cosa fa
Per un cane non vaccinato, questa malattia può essere mortale.
Gli organi che colpisce sono i reni e il fegato, a seconda della specie di leptospira che è stata contratta, e le conseguenze possono essere gravissime (morte in un paio di giorni senza alcuna possibilità di cura), gravi (febbre altissima, perdite di sangue, difficoltà respiratoria, disidratazione) o più leggere, che comunque possono creare danni irreversibili ai reni.
In questi casi, per provare a salvare il cane dobbiamo correre da un veterinario e fare in modo che la terapia antibiotica, oltre che quella di supporto (reidratazione, stimolanti dei reni) siano fatte il prima possibile.
Come si previene
Per quanto riguarda la leptospirosi, la cosa più importante è sicuramente la prevenzione, perché le terapie sono poco efficaci; questo non perché sia una malattia inguaribile (è conosciuta da secoli) ma per la velocità con cui i batteri danneggiano l’organismo del nostro cane e i suoi organi, specie quelli vitali.
La vaccinazione va fatta obbligatoriamente nei primi mesi di vita, mentre si possono fare dei richiami successivi. Questi vanno in base alla zona dove si vive e alle abitudini del cane: se viviamo in campagna, e magari il cane è da caccia, è bene ripetere ogni anno la vaccinazione.
Se abitiamo in città, sarà il veterinario a consigliarci come ci dobbiamo comportare, in relazione a quanto è diffusa la malattia nella nostra zona e, ovviamente, alle abitudini del nostro cane.
Il vaccino non è una medicina, ma una forma di prevenzione, per questo va fatto prima che la malattia compaia. In pratica viene iniettata una leptospira, nel sangue del cane, morta, così che non possa fare danni di alcun tipo.
Il sistema immunitario, però, vedendo un intruso lo affronterà e “preparerà le armi” qualora quell’intruso dovesse tornare. Così, se il nostro cane dovesse contrarre la leptospirosi l’organismo saprà già come combatterla e, a parte due giorni di malessere, non avrà alcuna conseguenza. Non ci sarà nemmeno bisogno del veterinario.
I richiami più o meno frequenti, invece, servono a dire all’organismo “ricordati di questo batterio, che è pericoloso” così che il sistema immunitario non si “dimentichi” di lui, che potrebbe entrare nell’organismo anche dieci anni dopo che è stato fatto il primo vaccino.
Da proprietari, non sottovalutate la leptospirosi. Fate sempre i primi vaccini, e i richiami in base al consiglio del veterinario: non dimenticatevene, nemmeno nel lungo periodo, perché non proteggere il nostro cane potrebbe diventare molto pericoloso.
Spesso, a proposito dei cani e gatti anziani ma anche delle persone, sentiamo parlare di problemi renali.
I reni sono organi molto più importanti di quanto si pensi, e il loro compito principale è quello di eliminare le sostanze tossiche dal sangue e gettarle nelle urine.
Se i reni smettono di funzionare i tossici rimangono nel sangue, iniziando a danneggiare gli organi e causando danni gravissimi, fino alla morte. Se questa situazione negli animali anziani compare molto lentamente e gradualmente, ne esiste una variante per certi versi ancora più pericolosa che compare all’improvviso: si chiama insufficienza renale acuta.
Le cause
Sono molti i motivi perché ad un cane o ad un gatto può comparire un’insufficienza renale acuta. Alcuni sono facilmente evitabili, mentre altri sono più subdoli. Fortunatamente questa situazione è risolvibile, perché non avendo un problema i reni stessi, tolta la causa che li danneggia loro riprendono a funzionare, quindi un veterinario può guarire completamente questa situazione.
Alcune cause sono dette pre-renali, ovvero dipendono un fenomeno che si verifica prima che il sangue arrivi al rene.
Una delle più frequenti è un calo della pressione sanguigna: se la pressione è bassa, il sangue non arriva al rene, che non lo filtra, quindi di fatto non funziona; ci possono essere delle malattie del fegato, che non riesce più a detossificare le sostanze tossiche ingerite con gli alimenti perché il rene possa espellerle; anche la febbre alta, in certi casi, provoca insufficienza renale.
Queste condizioni, però, sono di solito facilmente visibili dal proprietario perché i sintomi sono particolarmente evidenti.
Bisogna prestare invece più attenzione alle cause renali, ovvero la presenza di sostanze che danneggiano direttamente il rene: alcune sono malattie infettive come la Lehismania o la Piroplasmosi, ma altre sono gli avvelenamenti: il glicol etilenico (l’antigelo delle auto) è pericoloso, ma anche farmaci umani dati al cane, o l’ingestione di uva, che ha dei principi attivi che danneggiano il rene. Tendenzialmente queste cause dipendono dagli errori dei proprietari, ed è per questo che dobbiamo fare particolarmente attenzione.
Infine ci sono le cause post-renali, che dipendono di solito dall’ostruzione delle vie urinarie. I calcoli, insomma. Anche in questo caso, prima che compaia l’insufficienza si vedono altri sintomi, come che l’animale (i gatti sono molto sottoposti), specie i maschi, stanno malissimo e espellono l’urina a gocce dal dolore provocato dai calcoli. In questo caso bisogna agire il prima possibile per farli togliere da un veterinario.
Come riconoscere l’insufficienza renale acuta
Indipendentemente dalle cause, che abbiamo riportato soprattutto perché possiate pensare e capire quale possa essere il problema qualora si verificasse, ciò che è veramente importante per un proprietario è riconoscere i sintomi: di insufficienza renale si muore, se non è curata, per i motivi che abbiamo detto all’inizio, ed è per questo che qualora riconosceste questa situazione dovete intervenire il prima possibile.
La prima cosa che notiamo è uno stato di malessere generale. L’animale non si muove, si rifiuta di mangiare, dorme o comunque sta da una parte per conto proprio; può esserci febbre, il naso è caldo e asciutto.
Poi ci sono episodi di vomito, perché le sostanze tossiche che non vengono eliminate dal rene rimangono nel sangue, e quando sono tante stimolano lo stomaco al riflesso del vomito, per cui l’animale, in questo stato di malessere, può rigettare più di una volta. Solo acidi gastrici, se non mangia niente già da un po’. Nel vomito possono essere presenti tracce di sangue.
Sintomo molto caratteristico, invece, è l’anuria, la completa assenza di urinazione. Se tenete il cane in casa pensate da quanto tempo non urina. Se sono tante ore, e lo portate fuori ma non la fa (se non ci sono problemi ai reni, anche con la febbre alta fa la pipì lo stesso), potrebbe essere indicativo del fatto che l’urina non è affatto presente in vescica, insomma non viene proprio prodotta, o che non riesce a passare.
Facciamo molto caso a questo particolare, se sono più di sette-otto ore che il cane o il gatto (dalla lettiera) non fanno pipì.
Se la situazione degenera, poi, iniziano i tremori e le convulsioni, ma a questo punto qualsiasi proprietario responsabile avrà portato il proprio animale da un veterinario, anche perché quando si raggiungono questi sintomi rimane poi ben poco da fare, e lo stesso veterinario non riesce più a risolvere la situazione.
Per questo motivo, è bene saper riconoscere i sintomi per capire che è il caso di recarci in un ambulatorio, o in una clinica, quanto prima.
Conoscere le cause ci permette di non dare alimenti pericolosi al cane, farmaci per uso umano e di non lasciare l’antigelo a portata di cane (!) ma conoscere i sintomi ci permette di risolvere quanto prima un problema che, in buona fede, può non dipendere da noi.
Ma mette in serio pericolo la vita del nostro amico a quattro zampe.
I gatti sono molto più sottoposti a contrarre le malattie infettive rispetto ad altri animali domestici, come i cani.
Gatti e cani sono due animali molto diversi, per la loro natura, e mentre un cane lo possiamo controllare molto bene, il gatto fa un po’ quello che vuole, a meno che utilizziamo metodi piuttosto radicali come la castrazione.
Il gatto esce di casa quando vuole, va dove vuole e torna quando vuole, e nelle sue passeggiate ha spesso a che fare con altri gatti, non sempre domestici.
Sono proprio i randagi a trasmettere le malattie infettive, e quella di cui vi parliamo in questa pagina è fondamentalmente una delle meno gravi, ma non per questo va trascurata: parliamo infatti della Clamidiosi del gatto.
Che cos’è
La clamidiosi del gatto è una malattia infettiva batterica causata da Chlamidiophila felis. Si tratta di un batterio che si stabilisce in uno degli organi più delicati dell’intero organismo: l’occhio.
Colpisce praticamente solo i gatti, quindi se abbiamo qualche altro animale non c’è pericolo; rispetto ad altre malattie, viene trasmessa solo per contatto diretto gatto-gatto, per cui se il nostro micio non entra in contatto con altri felini possiamo stare tranquilli.
La trasmissione indiretta, invece, è molto rara, e se utilizziamo una ciotola comune tra più gatti difficilmente l’infezione si trasmetterà (ma potrebbero farlo altre malattie ben più gravi come la FeLV, quindi non facciamolo comunque).
Diventa semplice capire che la via di trasmissione principale della malattia è quella in cui due gatti vengono a contatto, e uno dei due è malato. I gatti hanno il loro modo di comunicare, per cui possono mettersi a contatto o, cosa che fanno molto spesso, lottare tra di loro. Tra un graffio e un morso, alcuni batteri che sono presenti intorno all’occhio possono passare all’altro gatto che verrà così contagiato.
Che cosa fa
Come abbiamo detto, le conseguenze del contagio non sono gravi, anche se possono diventarlo se non facciamo nulla.
Il batterio si stabilisce sulla superficie dell’occhio, dove inizia a moltiplicarsi; qui crea irritazione, e gli occhi diventano rossi e iniziano a lacrimare in modo molto profuso; le lacrime non saranno limpide, perché unite ai prodotti dei batteri avranno un aspetto più denso, simile al muco. In pratica, il gatto sembrerà piangere muco, che tra l’altro rimarrà incrostato sotto gli occhi.
Inoltre, il fastidio lo porterà a strusciarsi sull’occhio con la zampa, che è sporca, portando così altri batteri che aggraveranno la situazione.
Se non facciamo nulla, con la soluzione del solito (e sbagliato) “gli passerà”, le clamidie saranno così tante da scendere nel canale naso-lacrimale, un piccolo tubicino che collega l’occhio al naso (lo abbiamo anche noi, è per questo che quando smettiamo di piangere dobbiamo soffiarci il naso); le lacrime infette entrano lì, e possono uscire dal naso oppure entrare all’interno, fino a raggiungere i polmoni, dove si stabiliscono.
La polmonite è la conseguenza più grave di questa malattia ed è molto frequente nei gatti piccoli, il cui sistema immunitario non è ancora ben sviluppato.
Come si cura
La difficoltà della cura della clamidiosi dipende da quanto tempo lasciamo passare. Se quando ci accorgiamo che il gatto inizia ad avere delle lacrime strane, che non se ne vanno, andiamo subito dal veterinario, probabilmente basteranno degli antibiotici per uso topico (un collirio da dare, insomma) per qualche giorno e il problema sarà risolto.
Se aspettiamo di più, dipende da quanto abbiamo aspettato, perché potrebbe a questo punto essere necessaria una terapia antibiotica più forte se le clamidie si sono diffuse molto nell’organismo, e in certi casi, specie se c’è febbre (a causa della polmonite) potrebbe essere necessario qualcosa di ancora più forte. Comunque, sta a noi non lasciare che la situazione degeneri.
Nei giorni in cui si danno gli antibiotici è importante pulire spesso gli occhi con un panno umido, per rimuovere le lacrime incrostate e alleviare il fastidio.
Molto importante, ma anche molto semplice, è la prevenzione. Se abbiamo più gatti, e uno è malato, teniamoli separati finché non sarà guarito, o la attaccherà a tutti gli altri.
Se vediamo che qualche gatto gira per il quartiere e ha gli occhi molto arrossati magari evitiamo di far uscire il nostro gatto per qualche giorno, così da evitare il contatto, anche se obiettivamente è un po’ difficile da fare.
Infine, ultimamente è disponibile un nuovo vaccino per la clamidiosi, che sembra funzionare piuttosto bene; se il nostro gatto sta in casa sempre non ne abbiamo bisogno, ma se gira potrebbe essere utile, perché la clamidiosi è molto diffusa tra i gatti: quando facciamo gli altri vaccini, possiamo chiedere consiglio al veterinario, che ci proporrà di farlo o meno in relazione alle abitudini del gatto e alla presenza della malattia nella zona in cui viviamo.
La cistite è l’infiammazione della vescica. È una patologia molto sottovalutata dai proprietari, e anche se può sembrare strano può portare i propri animali anche alla morte.
In questo articolo cercheremo di capire quali sono le cause di questa situazione, ma soprattutto come rendersi conto che è presente, e appena vediamo che il nostro animale sta male potremo portarlo quanto prima dal veterinario, anche se è un giorno festivo: aspettare troppo potrebbe essere fatale.
Iniziamo subito con il dire che questa situazione colpisce molto più i gatti rispetto ai cani, e molto più i maschi rispetto alle femmine. Se avete un gatto maschio, magari castrato, quindi, fate particolarmente attenzione.
Cos’è la cistite
La cistite è l’infiammazione della vescica, come abbiamo detto prima. La vescica è un organo “di riserva”, che serve a raccogliere le urine, provenienti dai reni, per poi espellerle tutte insieme nei momenti opportuni. Il funzionamento è molto simile a quello della nostra vescica.
Si tratta di un organo che può dilatarsi molto, da quando è pieno a quando è vuoto, ma ovviamente non in modo illimitato per cui l’urina, ad un certo punto, deve essere espulsa.
Ci sono due tipi di cistite: la prima è quella causata dai batteri, simile a quella che possiamo avere in qualsiasi altro organo. Da dolore, irritazione, quando l’animale urina perde un po’ di sangue perché i batteri rovinano la parete della vescica, ma fortunatamente non è ostruttiva. Va curata perché è molto dolorosa, ma viene risolta dal veterinario con un’appropriata terapia antibiotica.
L’altra tipologia è la cistite da cristalli. Non c’entra nulla con le pietre preziose, anzi; sono quelli che comunemente indichiamo come calcoli.
I calcoli si formano a causa di una serie di fattori predisponenti: il primo è la vita sedentaria, meno frequente nei cani perché comunque si portano a fare una passeggiata, più nei gatti. I castrati sono più sedentari degli interi.
Poi c’è l’alimentazione: tanto più è ricca di minerali, in particolare di magnesio, tanto più c’è il rischio che questa sostanza, eliminata dai reni, si accumuli nelle urine; prima formerà dei piccoli congolmerati, chiamati comunemente “renella” e simili a sabbia, poi formerà dei veri e propri sassi.
Queste situazioni, generalmente, non sono complicate da batteri, ma sono pericolose perché prima di tutto sono irritanti (pensate ad avere voi dei sassi nella vescica...) e poi, specie nel maschio dove l’uretra, che attraversa tutto il pene, è lunga, stretta e curva, questi sassolini, cercando di uscire con l’urina, spesso si incastrano causando un blocco vescicale.
Blocco vescicale significa che l’urina smette proprio di passare. Inoltre il gatto si sforza, cerca di espellerla e così altri calcoli entrano in uretra, aggravando il problema. E così l’animale rimarrà senza urinare anche per dei giorni.
Avete mai provato la sensazione di avere la vescica piena, magari perché per una o due ore non potevate andare in bagno perché eravate a fare una cosa importante? Ecco, ricordatevi come vi sentivate. E immaginate cosa può voler dire non urinare da due giorni.
Quando non si urina, la vescica si riempie per prima cosa. Quando è impossibile dilatarsi oltre, non si rompe (è molto resistente) ma iniziano a riempirsi gli ureteri, i due tubi che collegano la vescica ai reni. E poi l’urina comincia a premere sui reni, che smettono di funzionare. E siccome sono organi vitali, se non funzionano si muore.
Come si cura
La cosa che mi premeva maggiormente nel paragrafo precedente è farvi capire quanto può essere grave la mancanza di urinazione. Ovviamente ci rendiamo conto che c’è qualche problema, l’animale sta male, sta seduto per cercare un po’ di sollievo, cerca di urinare ma emette solo poche gocce (che di solito gli sporcano il pelo) e può espellere anche del sangue per via dei calcoli che “graffiano” la vescica.
Dobbiamo portarlo quanto prima dal veterinario, che per prima cosa farà una centesi (una siringa nella vescica per estrarre un po’ di urina, per dare un po’ di sollievo all’animale) poi stabilirà se il problema deriva da batteri (e ci vorranno gli antibiotici) o se è dovuto ai cristalli, che devono essere tolti.
Si prova prima a rispingerli in vescica spingendo con un catetere, se possibile; se non lo è, ci vuole un intervento chirurgico per rimuoverli. L’importante è però che andiamo subito dal medico, perché se passa troppo tempo i reni potrebbero essere compromessi, e non è detto che questo stato si possa curare. Facciamo attenzione, quindi.
Se tutto si risolve per il meglio con i calcoli, il veterinario oltre alle medicine prescriverà un cambio di alimentazione. L’animale starà meglio nel giro di qualche settimana, e a questo punto i proprietari, di solito, tornano alla vecchia alimentazione: questo non va fatto!
I cristalli si formano perché ci sono troppi minerali nel cibo, e tornare al vecchio cibo ricco di minerali invece che al nuovo, che ne è povero, significa far tornare i calcoli dopo qualche mese e iniziare tutto, di nuovo, da capo.
Quando si cambia alimentazione per questo tipo di problemi, bisogna continuare a dare la nuova. Non facciamo i veterinari “autodidatti” solo perché l’animale sta meglio, ma continuiamo con quella che a tutti gli effetti è una terapia. L’animale è predisposto, e non è da escludere che i calcoli possano tornare.