La sindrome da canile è una condizione poco conosciuta dai proprietari di animali, ma che può rappresentare un problema per molti cani. Vediamo cos’è e come si cura.
Una delle rogne più frequenti nel cane e nel gatto è quella otodettica, comunemente nota anche come “otoacariasi” o “acari delle orecchie”. Scopriamo di cosa si tratta, con quali sintomi si presenta e come si interviene.
Può capitare che vediamo il nostro cane, o il nostro gatto, comportarsi in modo un po' strano. Scuote la testa, a volte la tiene inclinata e di solito si gratta l'orecchio in modo molto intenso: questi comportamenti possono essere sintomo di una malattia dell'orecchio, che può diventare molto fastidiosa per i nostri animali. In questa pagina vedremo quali sono le patologie più comuni a carico di questo organo e come comportarci qualora si presentassero.
Le malattie cutanee provocate da acari sono piuttosto frequenti nel cane e nel gatto. In particolare, fra quelle che possono essere trasmesse anche all’uomo troviamo la cheyletiellosi. Scopriamo di cosa si tratta, con quali sintomi si manifesta e come si interviene.
In questa pagina parleremo di pseudorabbia del cane, nota anche come Morbo di Aujeszky.
Si tratta di una malattia poco conosciuta, anche perché i cani che vivono in agglomerati urbani o città difficilmente vengono in contatto con questa malattia.
È di una patologia causata da un virus, per la precisione un Herpesvirus, simile a quello che viene sulle nostre labbra ma dalle conseguenze molto, molto più gravi: se contratto da un cane, infatti, può portare a morte in un paio di giorni e, tra l'altro, non c'è cura.
Tra le malattie che possono interessare il cane, una delle più conosciute e temute è la Leishmaniosi. Negli ultimi anni è stato messo a punto un vaccino nei confronti della Leishmaniosi, che tuttavia non viene sempre somministrato al cane da parte dei veterinari. Scopriamo perché.
Cos’è la Leishmaniosi?
La Leishmaniosi è una malattia infettiva causata da un minuscolo parassita, Leishmania infantum, che può interessare non solo il cane, ma anche l’uomo e – come è emerso recentemente – il gatto. La sua trasmissione richiede necessariamente la presenza di un vettore, i flebotomi, insetti simili alle zanzare che “prelevano” il parassita dall’animale malato per trasmetterlo su uno sano quando succhiano il sangue per nutrirsi.
Cerchiamo di capirne di più su Leishmania e sui flebotomi.
Leishmania infantum è la specie più diffusa in Italia, soprattutto nelle regioni del Sud, dove le condizioni climatiche sono favorevoli per lo sviluppo dei flebotomi, piccolissimi insetti giallastri, di circa 2-3 millimetri di lunghezza, con il corpo completamente ricoperto di peli, fattore che ne rende il volo silenziosissimo (da qui l’appellativo di “pappataci”). È difficile sentirli, ma anche vederli, e questo per loro è importante, perché le femmine – le uniche in grado di nutrirsi del sangue dell’animale – sfruttano il riposo notturno degli ospiti per potersi alimentare. I flebotomi sono attivi da maggio a ottobre, soprattutto nelle ore crepuscolari e notturne.
In ogni caso, questo non permette di evidenziare una “stagionalità” nella malattia, poiché il periodo di incubazione – ovvero dal momento dell’infezione fino alla comparsa dei sintomi – può variare da un minimo di 1 mese fino a 4 anni.
Quando il flebotomo si nutre sull’animale malato – in particolare sulle tipiche lesioni, ricche di parassiti – ingerisce le Leishmanie, che si dirigono nell’intestino dell’insetto per riprodursi. In questo modo, con il passare dei giorni sempre più forme parassitarie si accumulano nel corpo del flebotomo, il quale avverte un senso di soffocamento che lo spinge a cercare immediatamente un nuovo animale sul quale nutrirsi.
Non appena si sposta su un altro ospite e immette la “bocca” nella cute, una parte di queste Leishmanie viene liberata nell’animale, dove viene rapidamente “mangiata” dai globuli bianchi presenti in questa zona.
Ciò che accade in seguito è cruciale per determinare l’esito dell’infezione. Se il sistema immunitario attiva i suoi globuli bianchi per combattere il protozoo, l’esito è generalmente favorevole per l’animale. Invece, se vengono prodotti tanti anticorpi, la situazione evolve verso la malattia, poiché questi non sono in grado di contrastare l’infezione – come farebbero per un virus o un batterio – ma, al contrario, vi si legano formando tanti agglomerati, detti “immunocomplessi”, che si accumulano in diverse parti del corpo.
In particolare, le sedi più colpite sono soprattutto quelle dove la pelle è più sottile, come la faccia e le orecchie, ma anche alcuni organi, come fegato, milza e reni, così come gli occhi e le unghie. Inoltre, questi immunocomplessi possono anche bloccare il passaggio del sangue nei vasi sanguigni, provocando la formazione di microtrombi.
La gravità della Leishmaniosi, pertanto, non dipende da un danno direttamente provocato dal parassita, ma dalla risposta del sistema immunitario dell’animale nei suoi confronti.
Si presenta con un quadro clinico molto complesso:
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Aumento di volume dei linfonodi
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Ingrossamento del fegato e della milza
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Perdita di pelo e ulcere sul muso, sulle orecchie e attorno agli occhi
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Onicogrifosi (le unghie crescono rapidamente e sono quasi arrolate)
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Frequente perdita di sangue dal naso
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Dimagrimento molto evidente
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Anemia con gengive pallide
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Congiuntivite
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Abbattimento
Quando anche i reni cominciano a danneggiarsi, si associano anche sintomi come la sete intensa e la maggiore produzione di urine, fino a quadri molto più gravi che portano all’insufficienza renale.
In generale, guardando un cane affetto da Leishmaniosi, anche di soli 3-4 anni di età, l’impressione che si ha è quella di un cane anziano e malandato.
Vaccino si, vaccino no
Da pochi anni è stato messo in commercio dalla Virbac il primo vaccino nei confronti della Leishmaniosi (CaniLeish). Sebbene si tratti di un grande successo per la medicina veterinaria, in realtà la notizia non è stata accolta con il clamore che ci si aspettava.
Il meccanismo sul quale si basa il vaccino è abbastanza complesso rispetto ai vaccini classici. Cerchiamo di spiegarne il funzionamento in maniera molto semplice. Abbiamo detto che l’esito dell’infezione dipende da come reagisce il sistema immunitario alla presenza della Leishmania. Una risposta che porta soprattutto alla produzione di anticorpi è responsabile della comparsa del quadro clinico tipico della Leishmaniosi. Al contrario, se la risposta si basa prevalentemente sull’attacco da parte dei globuli bianchi, il parassita viene efficacemente debellato ed eliminato.
Il vaccino riesce ad indurre il sistema immunitario dell’animale ad intervenire proprio “inviando” i globuli bianchi piuttosto che producendo anticorpi, naturalmente solo in caso di attacco da parte del parassita. Tuttavia, un meccanismo così preciso non sempre è possibile, pertanto non sempre il vaccino ha successo.
Questo ha suscitato numerose perplessità da parte dei veterinari e le ragioni sono dovute a diversi aspetti:
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Ha un’efficacia del 70%;
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Non previene la puntura del flebotomo: per questo scopo dobbiamo utilizzare prodotti specifici a base di piretroidi;
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Non protegge dall’infezione, ma previene o attenua la comparsa dei segni clinici ad essa correlati: in poche parole, se un flebotomo infetto dovesse pungere il nostro cane, potrebbe trasmettere ugualmente il parassita;
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Non va somministrato su cani malati o cani guariti clinicamente;
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Il costo è piuttosto elevato, soprattutto in vista delle prime 3 dosi iniziali (circa 70 euro per dose);
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Non impedisce la diffusione del parassita nell’ambiente, che può continuare ad essere assunto da parte del flebotomo da animali clinicamente sani, ma comunque infetti.
In ogni caso, la presenza di un vaccino rappresenta sicuramente un grande traguardo, nonostante i numerosi dubbi avanzati da alcuni veterinari e proprietari. In linea di massima, può essere consigliabile la vaccinazione soprattutto nelle aree dove la Leishmaniosi è molto diffusa, ma sempre in associazione alle normali misure preventive nei confronti dei flebotomi. Sia per i cani vaccinati che per quelli non vaccinati, è buona norma utilizzare prodotti attivi nei confronti dei flebotomi nella stagione più a rischio (da maggio a ottobre) a base di permetrina, che, ricordiamo, è tossica per il gatto. In questo modo andremo a ridurre le probabilità che i flebotomi si alimentino sul nostro cane, trasmettendogli il parassita, o, se sfortunatamente il nostro amico è già infetto, di trasmetterlo ad altri animali.
Inoltre, dobbiamo anche considerare che la Leishmaniosi purtroppo non è curabile, ma si possono tenere a bada i sintomi per periodi di tempo più o meno lunghi. A questo aspetto va aggiunto che si tratta di una zoonosi, pertanto contrastare la diffusione del parassita nell’ambiente è necessario anche per evitare la trasmissione in soggetti immunodepressi e bambini.
Ecco alcune informazioni importanti riguardo al vaccino:
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Non deve essere somministrato a cuccioli di età inferiore a 6 mesi
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La prima somministrazione andrebbe eseguita in inverno, periodo in cui i flebotomi non sono attivi
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Il protocollo prevede inizialmente la somministrazione di 3 dosi a distanza di 3 settimane l’una dall’altra, per poi procedere con un richiamo annuale
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Si sconsiglia l’associazione con altri vaccini, che andrebbero eseguiti con almeno 2 settimane di distanza