Quale addestramento per il mio cane?
Grazie alla grande diffusione dei programmi televisivi e dei videocorsi online sull’educazione del cane, sono sempre di più i proprietari che scelgono di affidarsi ad educatori e addestratori per insegnare al proprio cane le regole del vivere insieme. Ma come si fa a capire quale metodo di addestramento fa per noi? Scopriamolo insieme.
Educazione e addestramento
Per prima cosa, bisogna chiarire un concetto fondamentale. Per quanto possa sembrare più logico il contrario, educazione non è un sinonimo di addestramento.
L’educazione viene eseguita dal proprietario, con o senza il supporto di un educatore cinofilo, e ha il compito di insegnare al cane le regole per vivere con gli altri cani e con le persone. L’educatore deve mostrare ai proprietari quali sono le tecniche giuste per indirizzare il cane verso un modulo comportamentale corretto, sradicando invece le convinzioni errate. Interviene, quindi, per prima cosa spiegando al proprietario a comunicare con il proprio cane, interpretando il suo linguaggio non verbale. Allo stesso tempo, provvede ad insegnare al cane i comandi di base (seduto, terra, resta) e altri aspetti importanti, come la condotta al guinzaglio.
L’addestramento, invece, è più simile a quello che viene eseguito da un istruttore cinofilo. Consiste nell’insegnamento di determinate abilità. Ad esempio, gli istruttori lavorano per stimolare alcuni cani a diventare delle guide per disabili, bagnini o sportivi. Non mancano, comunque, anche gli addestratori specializzati nell'insegnare al cane i comandi o alcune tecniche avanzate, come l'agility.
In parole più semplici, l’educatore porta fuori comportamenti naturali del cane, indirizzandolo semplicemente verso la strada giusta. Al contrario, l’addestratore e l’istruttore lo stimolano a mettere in atto comportamenti per i quali è comunque predisposto, ma che nella maggior parte dei casi non farebbe spontaneamente.
Un’altra importante differenza è che, mentre l’educatore lavora con i proprietari, mostrando loro come devono agire, l’istruttore interviene direttamente sul cane.
Il metodo gentile
Il metodo gentile è attualmente quello più utilizzato. Prevede l’utilizzo di bocconcini, giochi, coccole e complimenti per sottolineare i comportamenti positivi del cane.
Questo meccanismo rientra nel principio del rinforzo positivo, finalizzato cioè a stimolare ed incentivare gli atteggiamenti corretti del cane, associando un evento positivo, che può essere rappresentato dagli elementi sopra elencati.
Se vogliamo insegnare al cane a darci la zampa, dobbiamo fare in modo che associ questo comando a qualcosa di piacevole.
Anche se a noi non sembra, utilizziamo il rinforzo positivo tutti i giorni, a volte però non nel modo giusto.
Se il nostro cane “tira” durante la passeggiata e noi ci lasciamo trascinare come fazzoletti annodati al guinzaglio, non facciamo altro che rinforzare positivamente il gesto del tirare da parte del cane. Nella sua mente, il tutto si traduce in un messaggio chiaro, del tipo “tiro, me lo lasciano fare, mi piace, continuo a farlo”. Se invece di lasciarci trascinare dal nostro cane, invece, smettessimo di camminare, il cane avvertirebbe che c’è qualcosa che non va nel suo comportamento e si rilasserebbe immediatamente. È qui che invece subentra un discorso diverso, “tiro, finisce la passeggiata, non mi piace, smetto di farlo”.
Secondo i sostenitori del metodo gentile, la punizione non deve mai essere una soluzione. Il cane deve fidarsi di noi e a noi spetta il compito di convincerlo a fare qualcosa che va bene per entrambi.
Sgridandolo o, peggio ancora, utilizzando la violenza fisica, il cane inizierà a temerci e otterremo due conseguenze controproducenti.
Da un lato, infatti, il cane potrebbe rispondere al nostro comando solo per imposizione, senza comprendere realmente cosa gli stiamo chiedendo. Dall’altro si sentirebbe spaesato e confuso, per cui potrebbe capire che ha fatto qualcosa di negativo, ma non riuscirebbe a capire qual è quindi il corrispettivo positivo.
Ad esempio, se il nostro cucciolo ha fatto la pipì in casa davanti a noi, sgridandolo all’istante otterremmo due effetti. Il cane assocerebbe la punizione al gesto di fare la pipì, non importa dove e come, quindi potrebbe sviluppare seri disagi emotivi nella minzione. Inoltre, se non intervenisse nessuno a mostrargli dove avrebbe dovuto fare la pipì, non capirà mai cosa fare la prossima volta, e ripeterà lo stesso atteggiamento, magari in un’altra stanza della casa.
Una variante del metodo gentile è quella che prevede l’utilizzo del clicker. Questo piccolo strumento produce un rapido click ogni volta che lo desideriamo. L’addestratore preme il pulsante sul clicker ogni volta che premia il cane con il bocconcino, finché può smettere di utilizzare il cibo come premio, affidandosi solo al clicker.
Il metodo tradizionale
Questo metodo educativo si basa essenzialmente sull’introduzione del rinforzo negativo.
Secondo i sostenitori di questa scuola di pensiero, il cane va educato sempre indicandogli il comportamento corretto, ma sottolineando al tempo stesso l’azione sbagliata.
In sostanza, quindi, l’educatore appartenente al metodo tradizionale aggiunge ai principi del metodo gentile anche il rimprovero quando il cane non ascolta o non esegue quello che gli chiediamo.
Per fare un esempio, per insegnare il comando “seduto”, secondo i sostenitori del metodo tradizionale non dobbiamo solo continuare a chiederglielo finché non si siede, ma dovremmo cercare di “forzare” delicatamente il cane, mostrandogli quello che deve fare. Solo dopo aver capito cosa gli stiamo chiedendo, potremo premiarlo.
In questo modo il cane assocerà a qualcosa di negativo una determinata azione, venendo invece incoraggiato quando compie quella giusta. Si tratta di un meccanismo di inibizione psicologica, che spingerà il cane ad evitare di ripetere l’errore.
In realtà ci sono molte leggende metropolitane e mezze verità riguardo il metodo tradizionale. Una delle convinzioni più diffuse, infatti, è quella secondo cui la punizione sfoci spesso in metodi poco rispettosi nei confronti del cane.
Che alcuni educatori abusino del proprio ruolo, ricorrendo spesso alla forza fisica per “accelerare” i risultati, è vero, ma è altrettanto vero che tutto ciò non è previsto dai princìpi del metodo tradizionale.
Si sente spesso parlare di collari a strozzo, elettrici, cani strattonati o picchiati per forzarli ad eseguire un comando, ma è chiaro che il proprietario che assiste a tutto ciò, ci penserà due volte prima di terminare l’addestramento con quello pseudo educatore.
Nella maggior parte dei casi, infatti, la punizione è rappresentata da un sonoro “no!” con tono chiaro e deciso e MAI da schiaffi e violenza sul cane.
Per questo motivo, quando decidete di affidare il vostro cane all’aiuto di un esperto, a prescindere dalla scuola di pensiero di appartenenza, verificate sempre che si tratti di un vero professionista, che opera sempre e comunque nel rispetto degli animali.