I cani comprendono il nostro linguaggio, uno studio lo rivela
Secondo uno studio recente pubblicato su “Current Biology”, i cani sarebbero in grado di cercare di comprendere il linguaggio umano, mettendo in moto tutta una serie di azioni dal punto di vista neurologico per riuscire a decifrare quello che gli stiamo dicendo.
Ammettiamolo. Tutti noi parliamo con il nostro cane o il nostro gatto, chi solo in privato, chi invece anche in pubblico. Gli confidiamo i nostri pensieri, lo elogiamo con vezzeggiativi e nomignoli inventati sul momento, e lo interroghiamo spesso sui suoi stati d’animo. Non a caso parliamo proprio di amici a quattro zampe.
In particolare, i cani sembrano i più partecipi delle nostre conversazioni, che apparentemente possono sembrare “folli” agli occhi di chi non ha la fortuna di vivere con un animale domestico.
Quando parliamo con il cane, infatti, ci osserva attentamente ed è pronto a ruotare la testa, come se stesse approvando il nostro discorso.
Da oggi, potrete mostrare questo articolo a tutti i vostri amici che vi prendono in giro ogni volta che vi vedono intenti a comunicare con Fido. Scopriamo perché.
Secondo lo studio pubblicato su “Current Biology”, infatti, sembrerebbe che i cani siano davvero in grado di avvicinarsi il più possibile al nostro linguaggio.
La conferma arriva proprio da alcuni test neurologici effettuati, in maniera assolutamente cruelty-free, su alcuni cani domestici. Secondo l’esito di questi test, alcune aree del cervello del cane si attiverebbero per elaborare i suoni emessi dall’uomo.
Il meccanismo alla base dell’ascolto e della comprensione potrebbe essere molto simile nell’uomo e nel cane.
In entrambi i casi, infatti, il cervello è diviso in due parti, dette emisferi, destro e sinistro. Quando qualcuno ci parla, la parte sinistra cerca di collegare al suono delle parole un significato linguistico, mentre la parte destra unisce al suono delle emozioni e delle sensazioni.
In poche parole, se la maestra rimprovera il bambino, l’emisfero sinistro capirà il significato del rimprovero, mentre quello destro permetterà di comunicare al bambino che il tono di voce dell’insegnante è arrabbiato.
A questo punto, è importante introdurre il concetto del “bias” emisferico: nell’uomo i suoni percepiti con l’orecchio destro vengono inviati all’emisfero sinistro e viceversa, con una sorta di scambio di informazioni.
È su questo concetto che si basa l’intero studio.
È stato dimostrato, infatti, che anche il cervello del cane mette in atto questo scambio di informazioni, reso possibile dal “bias”. Di conseguenza, facendogli ascoltare un suono, il cane volterà la testa verso destra se vuole recepire l’informazione con l’emisfero sinistro, quello responsabile del significato, e viceversa verso sinistra se vuole recepire l’informazione con l’emisfero destro, responsabile invece dell’ascolto emotivo.
La teoria finora più accreditata riteneva che i cani fossero in grado di recepire i suoni esclusivamente dal punto di vista emotivo. Una voce arrabbiata equivale ad un rimprovero, mentre un tono allegro a qualcosa di positivo.
Durante l’esperimento, il cane è stato posto di fronte ad un dispositivo che emetteva suoni con intensità diversa.
Azzerando la modulazione della voce, fino ad ottenere un suono inespressivo, il cane voltava la testa verso destra, recependo l’informazione con l’emisfero sinistro, proprio quello che serve a decifrare il significato linguistico delle parole.
Il risultato, quindi, ha screditato la teoria finora più comune, portandoci a scoprire che il cane è davvero in grado di capire la nostra voce.