La cistite nei cani e nei gatti: una situazione che può essere pericolosa
La cistite è l’infiammazione della vescica. È una patologia molto sottovalutata dai proprietari, e anche se può sembrare strano può portare i propri animali anche alla morte.
In questo articolo cercheremo di capire quali sono le cause di questa situazione, ma soprattutto come rendersi conto che è presente, e appena vediamo che il nostro animale sta male potremo portarlo quanto prima dal veterinario, anche se è un giorno festivo: aspettare troppo potrebbe essere fatale.
Iniziamo subito con il dire che questa situazione colpisce molto più i gatti rispetto ai cani, e molto più i maschi rispetto alle femmine. Se avete un gatto maschio, magari castrato, quindi, fate particolarmente attenzione.
Cos’è la cistite
La cistite è l’infiammazione della vescica, come abbiamo detto prima. La vescica è un organo “di riserva”, che serve a raccogliere le urine, provenienti dai reni, per poi espellerle tutte insieme nei momenti opportuni. Il funzionamento è molto simile a quello della nostra vescica.
Si tratta di un organo che può dilatarsi molto, da quando è pieno a quando è vuoto, ma ovviamente non in modo illimitato per cui l’urina, ad un certo punto, deve essere espulsa.
Ci sono due tipi di cistite: la prima è quella causata dai batteri, simile a quella che possiamo avere in qualsiasi altro organo. Da dolore, irritazione, quando l’animale urina perde un po’ di sangue perché i batteri rovinano la parete della vescica, ma fortunatamente non è ostruttiva. Va curata perché è molto dolorosa, ma viene risolta dal veterinario con un’appropriata terapia antibiotica.
L’altra tipologia è la cistite da cristalli. Non c’entra nulla con le pietre preziose, anzi; sono quelli che comunemente indichiamo come calcoli.
I calcoli si formano a causa di una serie di fattori predisponenti: il primo è la vita sedentaria, meno frequente nei cani perché comunque si portano a fare una passeggiata, più nei gatti. I castrati sono più sedentari degli interi.
Poi c’è l’alimentazione: tanto più è ricca di minerali, in particolare di magnesio, tanto più c’è il rischio che questa sostanza, eliminata dai reni, si accumuli nelle urine; prima formerà dei piccoli congolmerati, chiamati comunemente “renella” e simili a sabbia, poi formerà dei veri e propri sassi.
Queste situazioni, generalmente, non sono complicate da batteri, ma sono pericolose perché prima di tutto sono irritanti (pensate ad avere voi dei sassi nella vescica...) e poi, specie nel maschio dove l’uretra, che attraversa tutto il pene, è lunga, stretta e curva, questi sassolini, cercando di uscire con l’urina, spesso si incastrano causando un blocco vescicale.
Blocco vescicale significa che l’urina smette proprio di passare. Inoltre il gatto si sforza, cerca di espellerla e così altri calcoli entrano in uretra, aggravando il problema. E così l’animale rimarrà senza urinare anche per dei giorni.
Avete mai provato la sensazione di avere la vescica piena, magari perché per una o due ore non potevate andare in bagno perché eravate a fare una cosa importante? Ecco, ricordatevi come vi sentivate. E immaginate cosa può voler dire non urinare da due giorni.
Quando non si urina, la vescica si riempie per prima cosa. Quando è impossibile dilatarsi oltre, non si rompe (è molto resistente) ma iniziano a riempirsi gli ureteri, i due tubi che collegano la vescica ai reni. E poi l’urina comincia a premere sui reni, che smettono di funzionare. E siccome sono organi vitali, se non funzionano si muore.
Come si cura
La cosa che mi premeva maggiormente nel paragrafo precedente è farvi capire quanto può essere grave la mancanza di urinazione. Ovviamente ci rendiamo conto che c’è qualche problema, l’animale sta male, sta seduto per cercare un po’ di sollievo, cerca di urinare ma emette solo poche gocce (che di solito gli sporcano il pelo) e può espellere anche del sangue per via dei calcoli che “graffiano” la vescica.
Dobbiamo portarlo quanto prima dal veterinario, che per prima cosa farà una centesi (una siringa nella vescica per estrarre un po’ di urina, per dare un po’ di sollievo all’animale) poi stabilirà se il problema deriva da batteri (e ci vorranno gli antibiotici) o se è dovuto ai cristalli, che devono essere tolti.
Si prova prima a rispingerli in vescica spingendo con un catetere, se possibile; se non lo è, ci vuole un intervento chirurgico per rimuoverli. L’importante è però che andiamo subito dal medico, perché se passa troppo tempo i reni potrebbero essere compromessi, e non è detto che questo stato si possa curare. Facciamo attenzione, quindi.
Se tutto si risolve per il meglio con i calcoli, il veterinario oltre alle medicine prescriverà un cambio di alimentazione. L’animale starà meglio nel giro di qualche settimana, e a questo punto i proprietari, di solito, tornano alla vecchia alimentazione: questo non va fatto!
I cristalli si formano perché ci sono troppi minerali nel cibo, e tornare al vecchio cibo ricco di minerali invece che al nuovo, che ne è povero, significa far tornare i calcoli dopo qualche mese e iniziare tutto, di nuovo, da capo.
Quando si cambia alimentazione per questo tipo di problemi, bisogna continuare a dare la nuova. Non facciamo i veterinari “autodidatti” solo perché l’animale sta meglio, ma continuiamo con quella che a tutti gli effetti è una terapia. L’animale è predisposto, e non è da escludere che i calcoli possano tornare.