immagine Le micosi del cane e del gatto: come curarle

Le micosi del cane e del gatto: come curarle

Per "micosi" si intende tutta una serie di malattie causate non da batteri, non da virus, non da parassiti ma da funghi. Infatti sebbene siamo abituati a pensare ad essi come cibo, non tutti gli organismi appartenenti a questo regno di esseri viventi nascono nei boschi: alcuni nascono sulla pelle dei nostri cani e gatti, ma si possono trasmettere anche a noi uomini, in particolare ai bambini.

immagine La mastite nel cane e nel gatto: cos'è e come curarla

La mastite nel cane e nel gatto: cos'è e come curarla

La mastite è definita come l'infiammazione delle mammelle. Colpisce per ovvi motivi solamente le femmine e lo fa nel caso di gravidanza e, nelle cagne, di pseudogravidanza. È importante rendersi conto della situazione perché i batteri che causano l'infiammazione si trovano perfettamente a loro agio nel latte, che li nutre: in questo modo possono moltiplicarsi, quindi diffondere nell'organismo causando danni ben più gravi, oltre a rappresentare un problema per i cuccioli che non riescono ad assumere latte.

Le cause

Le mammelle sono organi che lavorano solo in casi particolari. Nelle gatte lo fanno a fine gravidanza, quando ci sono i gattini da allattare, nelle cagne è lo stesso ma lo fanno anche nella cosiddetta "preudogravidanza", una situazione particolare in cui la cagna si comporta da gravida (producendo anche latte) anche se fisicamente non ha alcun cucciolo in utero.

La mammella funziona un po' come un albero al contrario. Le foglie sono gli alveoli mammari, che prendono acqua, zucchero e grasso dal sangue per produrre latte; i rami sono i dotti galattofori attraverso cui passa il latte e il tronco è il capezzolo attraverso cui il latte fuoriesce all'esterno.

Una delle due cause principali di mastite sono i piccoli traumi causati dai morsi dei cuccioli ai capezzoli: piccole abrasioni e graffietti che possono però infettarsi a contatto con l'ambiente esterno (peli, erba, pavimento) e, a lungo andare, infettare anche il latte: i batteri presenti sulle ferite, infatti, risalgono il capezzolo entrando nella mammella.

L'altra situazione è quella in cui il latte rimane nella mammella perché la cagna non ha nessuno da allattare. In questo caso la mammella è gonfia, il capezzolo tende ad aprirsi e i batteri possono entrare nella mammella, infettandola.

I sintomi della mastite

Per un proprietario è piuttosto semplice capire se c'è mastite, anche perché basta controllare nel ristretto periodo di allattamento se ci sono i cuccioli.

Da parte della cagna o della gatta notiamo che si muove poco, mangia poco e in generale non sta bene: questo dipende dall'infezione, che ha fatto venire la febbre alla nostra amica.

I cuccioli affamati cercheranno di prendere il capezzolo, ma la mamma avrà dolore e tenderà ad allontanarli, diventando in certi casi anche aggressiva. L'ultima prova da fare è toccare le mammelle: se le sentiamo dure, come se all'interno al posto del liquido ci fossero dei sassolini, contattiamo un veterinario appena possiamo perché c'è mastite e va curata.

L'ultima prova da effettuare è quella di stringere leggermente il capezzolo per far uscire qualche goccia di latte: se questo non è del normale colore bianco ma tende al verdastro ed è denso sarà pus, mentre in certi casi potrebbe essere rosa ad indicare la presenza di sangue misto al latte.

Una situazione del genere che permane potrebbe portare ad un'infezione ancora peggiore della cagna ma anche ad una malnutrizione dei piccoli, che ne risentiranno per la loro crescita molto delicata in questo periodo.

mastite

Come si cura

Di solito è il veterinario ad agire per mezzo di una terapia antibiotica, nel caso impacchi da applicare sulle mammelle e, soprattutto, un'alimentazione corretta che impedisca che si verifichino le condizioni predisponenti per la malattia.

Non possiamo fare molto per prevenire questa situazione perché di solito è piuttosto spontanea, se non seguire le normali regole di igiene, di tenere pulita e disinfettata la casa o quantomeno la zona dove la cagna o la gatta sta allattando.

Se ci rendiamo conto che da qualche giorno l'animale cerca di allontanare i figli che vogliono assumere il latte e che guaiscono/miagolano costantemente per la fame, soprattutto per la loro corretta crescita rivolgiamoci quanto prima al veterinario che saprà fornirci tutte le informazioni necessarie alla cura corretta da applicare.

immagine La Piometra nella cagna: come prevenire una pericolosa malattia

La Piometra nella cagna: come prevenire una pericolosa malattia

La piometra è una delle più frequenti infezioni che interessano l'apparato riproduttore femminile della cagna, e sicuramente la più grave.

È poco conosciuta e dipende da un'abitudine che le cagne da compagnia non avrebbero in natura: quella di non accoppiarsi quando sono in calore. Infatti generalmente una cagna dovrebbe accoppiarsi di tanto in tanto: questo porterebbe, con il parto, ad una "pulizia totale" dell'utero.

L'alternativa, se non abbiamo intenzione di farla partorire, è quella di castrarla (ricordo che castrare nelle femmine significa rimuovere le ovaie, sterilizzare significa legare le tube ovariche senza togliere nulla) per rimuovere il problema alla radice.

Che cos'è la piometra

"Piometra" è una parola che è composta da due termini: il primo significa Pus, il secondo utero. Ed è proprio questo che significa Piometra, pus in utero.

Naturalmente il pus in qualche modo deve arrivare: si tratta di una sostanza di origine batterica, prodotta da batteri che si sviluppano quando trovano un ambiente a loro favorevole.

Il "problema" della cagna è che ha un periodo post-calore molto lungo, rispetto ad esempio alle donne. Questo periodo dura infatti sessanta giorni, esattamente come la gravidanza. Questo perché a livello riproduttivo l'organismo della cagna funziona nello stesso modo sia che i cuccioli siano in utero, sia che non ci siano.

Viene così prodotto un ormone, il progesterone, che fa ispessire l'utero e crea delle piccole sacche di liquido che, a cose normali, servirebbe a nutrire gli embrioni.

Se gli embrioni non ci sono queste sacche rimangono lì, e questo liquido, che poi è il "cibo" per i batteri, in certi casi può infettarsi. La piometra può avvenire a qualsiasi età, ma è più comune nelle cagne anziane che hanno avuto questo ispessimento più volte e che avranno quindi sacche più grandi.

Molto pericoloso è utilizzare gli estrogeni per far abortire una cagna rimasta involontariamente incinta: l'estrogeno "strozza" le sacche in utero, creando moltissime cisti e quasi sicuramente causerà piometra.

Se qualche batterio riesce a raggiungere queste cisti, esse possono infettarsi.

A questo punto ci sono due possibilità: la cervice (l'ingresso) dell'utero può essere aperta o chiusa; se è aperta la situazione è meno pericolosa perché il pus esce con l'urina e ci rendiamo conto che c'è qualcosa che non va; se è chiusa, il pus rimane dentro e diventa sempre di più, fin quando i batteri, che nel frattempo si sono riprodotti, inizieranno ad entrare nel sangue creando moltissimi danni. Il più pericoloso è quello ai reni, che può portare a morte per insufficienza renale acuta.

Come riconoscere la piometra

I sintomi della malattia sono abbastanza evidenti. Per prima cosa, si presentano circa quaranta-sessanta giorni dopo il calore (con l'inizio del calore c'è la perdita di un po' di sangue), quindi se notate i sintomi dopo questo periodo di tempo pensate a questa malattia.

La cagna apparirà abbattuta, avrà febbre, l'addome sarà gonfio, potranno presentarsi episodi di vomito e diarrea. È possibile che le urine possano presentarsi in modo strano, ma non è detto, perché se la cervice dell'utero è chiusa il pus non passa nell'urina e questa sarà assolutamente normale.

Se questa situazione persiste dalla febbre si passerà all'ipotermia dovuta ai batteri che stanno facendo moltissimi danni nell'organismo: è importante portare d'urgenza la cagna da un veterinario, anche di notte, perché questa malattia è rischiosa per la vita stessa della cagna.

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La terapia e la prevenzione

Se la piometra è già presente, il veterinario dovrà fare essenzialmente due cose: la prima è eliminare i batteri presenti nel sangue, e lo farà con dei medicinali antibiotici; la seconda è di togliere la fonte del problema. Nello specifico toglierà l'utero e le ovaie, castrando di fatto la cagna al momento, per mezzo di un'operazione chirurgica.

Non c'è altro modo per curare questa malattia, quindi se la vostra amica a quattro zampe la contrarrà non potrà più partorire nella sua vita.

Per quanto riguarda la prevenzione, il metodo migliore è quello di effettuare un evento di ovaristerectomia preventivo. In pratica, chiediamo ad un veterinario di castrare la nostra cagna ma togliendo anche l'utero, per evitare qualsiasi tipo di problema in futuro.

Dobbiamo castrare anche se la cagna fosse rimasta incinta e non volessimo: non chiediamo mai di somministrare gli estrogeni, che quasi sicuramente daranno origine al problema.

Se abbiamo intenzione di far partorire la nostra amica, invece, nessun problema: le placente dei cagnetti, infatti, "ripuliscono" l'utero quando fuoriescono, subito dopo il parto. In questo modo saremo sicuri di aver rimesso l'utero in condizioni ottimali.

Se avete intenzione di farla partorire, potrete sempre farle affrontare la gravidanza per poi castrare a fine lattazione, così da evitare comunque questo grave problema.

immagine Le malattie del pancreas del cane e del gatto: quali sono e come si prevengono

Le malattie del pancreas del cane e del gatto: quali sono e come si prevengono

Il pancreas è un organo molto importante nell'organismo animale. Le sue funzioni sono essenzialmente due: quella di aiutare la digestione e quella di regolare la quantità di zucchero presente nel sangue.

Entrambe le funzioni possono avere dei problemi e se non funziona la parte della regolazione degli zuccheri abbiamo, come conseguenza, il diabete, che trattiamo un una scheda apposita. Se invece a funzionare male è la parte relativa alla digestione possiamo avere due tipi di situazione: la pancreatite e l'insufficienza pancreatica, le due malattie più comuni a carico del pancreas.

immagine Il megaesofago nel cane e nel gatto, che cos'è e qual è la terapia

Il megaesofago nel cane e nel gatto, che cos'è e qual è la terapia

In questa pagina parliamo di una malattia, il Megaesofago, che colpisce generalmente i cani e di età diverse. Può comparire subito alla nascita ma anche dopo molti anni di vita dell'animale, e in certi casi si vede solo dopo un po' di tempo, quando le sue conseguenze possono essere diventate gravi.

È quindi molto importante saperne riconoscere i sintomi quanto prima, così da poter consultare un veterinario sulla terapia corretta da seguire, tanto più difficoltosa quanto il megaesofago permane.

Che cos'è

L'esofago, che i cani hanno esattamente come noi, è il tubo che parte dalla faringe (la "gola") e raggiunge lo stomaco. La sua funzione è quella di veicolare il cibo ingerito tramite la bocca verso lo stomaco, dove verrà digerito prima di transitare nell'intestino.

L'esofago è un tubo molto stretto, quando è vuoto (cioè quando non passa il cibo) ha un diametro di circa 1 cm in un cane. È costituito soprattutto da muscoli, che veicolano il cibo "giù per il tubo" impedendo che ci rimanga dentro. Se questo meccanismo non funziona abbiamo il megaesofago.

Le cause possono essere varie.

La persistenza dell'arco aortico destro è una situazione in cui un vaso sanguigno messo a cavallo dell'esofago, utile nella vita fetale (il feto non mangia) non si atrofizza, diventando un legamento e poi spezzandosi come avverrebbe a cose normali. Rimane un vaso sanguigno con tanto di sangue dentro, e "strozza" l'esofago impedendo il passaggio del cibo: così la parte che si trova sopra allo "strozzamento" si dilata in maniera abnorme e il cibo ristagna in questa cavità e si putrefà, risultando pericoloso.

Questa causa si presenta in circa il 10% dei casi e riguardando un vaso sanguigno fetale colpisce solamente i cuccioli. Ce ne rendiamo conto quando smettono di prendere il latte (che essendo liquido riesce a passare) ed iniziano a mangiare gli alimenti solidi.

Il megaesofago idiopatico acquisito è una situazione molto simile che colpisce generalmente i cani adulti, sono più colpiti quelli di grossa taglia. Costituisce il 75% dei casi di megaesofago.

"Idiopatico" significa "di cui non si conosce la causa": in pratica non si sa perché, ma ad una certa età si presentano dei difetti di innervazione dell'esofago che non risponde più al controllo del cervello. Di conseguenza i muscoli dell'esofago che spingono il cibo verso lo stomaco non funzionano, e il cibo non stimola l'apertura del cardias (la "bocca dello stomaco") e rimane in esofago. Qui si accumula e comincia a putrefarsi, anche in questo caso.

Il terzo caso è quello in cui è presenta una patologia nervosa (come il cimurro) o altri tipi di malattie che danno problemi ai muscoli, che portano a difetti nel funzionamento dell'esofago, e il risultato è proprio il megaesofago. La risoluzione in questi casi si ha curando la malattia causante, ovviamente se è possibile curarla.

Il megaesofago è pericoloso non solo perché l'animale rimane denutrito visto che il cibo non passa, ma anche perché in certi casi il cibo che "ristagna" potrebbe tornare verso la bocca e finire nei polmoni, dove essendo putrescente può portare a morte in pochissimi giorni a causa della grande infezione che crea.

I sintomi del megaesofago

Il sintomo più comune è il rigurgito, che può avvenire subito dopo il pasto o a distanza di qualche ora.

È importante distinguere tra il vomito e il rigurgito: il vomito, l'espulsione dalla bocca di materiale digerito, è preceduto dai conati ed è generalmente una sostanza "sfatta", liquida; il rigurgito è invece materiale non digerito, che viene in pratica "sputato" e, saliva a parte, è molto simile al cibo che era stato messo nella ciotola del cane. Se erano croccantini li vedremo ancora, un po' sfatti ma saremo in grado di riconoscerli.

Episodi di questo genere che si ripetono nel corso dei giorni oltre al fatto che il cane dimagrisce ed è abbattuto (perché, di fatto, non mangia da diversi giorni) devono essere campanelli d'allarme che ci fanno pensare al problema e portare il cane dal veterinario.

La diagnosi poi è semplice, viene fatto ingerire al cane un "pasto opaco" (che si vede nelle radiografie) e viene effettuata la radiografia dopo qualche minuto: se il cibo opaco è sempre in esofago e non procede la diagnosi è quella.

Il trattamento e la prognosi

Il trattamento è principalmente chirurgico, anche se può non essercene bisogno quando la causa è una malattia che ha come conseguenza il megaesofago. Il veterinario farà analisi approfondite e capirà qual è il modo migliore per risolvere il problema, con i farmaci o con un intervento chirurgico.

Se il problema è la persistenza dell'arco aortico la chirurgia è necessaria perché deve essere tolto, e il cucciolo può morire se i problemi al cuore derivanti dal vaso supplementare sono troppo gravi o può riprendersi completamente se non ci saranno conseguenze, visto che l'esofago sarà tornato a funzionare.

Nel cane adulto di solito si ancora la bocca dello stomaco al principale muscolo respiratorio, il diaframma: in questo modo con ogni respiro lo stomaco si aprirà e il cibo ci finirà dentro.

Saranno necessarie alcune accortezze, come fornire il cibo al cane non per terra (con l'esofago in verticale la forza di gravità aiuta il cibo a scendere) ma, con un po' di pazienza, nonostante la malattia non possa guarire, il nostro amico potrà avere una vita dignitosa per molti anni a venire.   

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La tosse nel cane e nel gatto: le cause e cosa fare

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