Cosa fare in caso di punture di api, vespe e zanzare nel cane e nel gatto
Con l’arrivo delle belle giornate siamo tutti più felici, anche i nostri amici a quattro zampe. Tuttavia, molti pericoli tendono a risvegliarsi proprio nei mesi più caldi, mettendo a dura prova la serenità o la salute del cane e del gatto. In questo articolo parleremo soprattutto delle punture di insetti nei nostri animali, primi fra tutti api, vespe e zanzare, che possono creare un notevole fastidio o addirittura delle conseguenze spiacevoli per la salute. Vediamole insieme.
Api e vespe
Per quanto possa sembrare alquanto strano, gli animali sono davvero pericolosamente attratti da api e vespe. Il ronzio piuttosto forte, i colori accesi e la loro forma curiosa risultano particolarmente invitanti per cani e gatti, che spesso tentano di rincorrerle, catturandole con le zampe o addirittura con la bocca.
Tutto ciò, come è semplice immaginare, può diventare un passatempo pericoloso, a causa dei pungiglioni di cui api e vespe sono naturalmente dotate. Per quanto siano simili, questi due insetti appartenenti all’ordine degli Imenotteri presentano alcune differenze.
Le api hanno un corpo più tozzo, a strisce di colore nero e giallo scuro, tendente all’ocra, ricoperto di peli fitti. Le vespe invece sono più allungate, con un corpo liscio e delle strisce nere e giallo brillante, quasi dorato. Anche la loro alimentazione è diversa, poiché mentre le api si nutrono quasi esclusivamente delle sostanze zuccherine presenti sui fiori, le vespe possiedono una dentatura vera e propria, che consente loro di nutrirsi anche di altri insetti.
Entrambe sono dotate di un minaccioso pungiglione all’estremità dell’addome, con il quale pungono le vittime, rilasciando il veleno prodotto da una ghiandola specifica collegata a questo aculeo. Anche in questo caso troviamo delle differenze. Le vespe hanno un pungiglione liscio, che estraggono con facilità dalle vittime, mentre quello delle api è appuntino e dentellato vicino alla punta, come le fascette in plastica che si mettono nei muri per inserirci dentro le viti, e che sono fatte per entrare ma non per uscire.
Ecco perché si dice che le api muoiano dopo aver punto qualcuno; il pungiglione resta conficcato nella pelle della vittima, per cui quando tentano di allontanarsi, l’aculeo si strappa letteralmente dal loro corpo, creando una grave lesione. Tuttavia, il veleno presente nel pungiglione continua ad essere immesso nella vittima, perché la ghiandola che lo produce rimane al suo interno. Le sostanze presenti nel veleno scatenano delle infiammazioni molto forti, che agiscono meccanicamente facendo allargare i vasi sanguigni, che cominciano a “perdere” acqua verso l’esterno, provocando gonfiore, dolore, prurito e bruciore della zona.
Partiamo dal presupposto che, a meno che l’animale non sia allergico al veleno dell’ape o della vespa, non morirà dopo essere stato punto. In ogni caso, come molti di noi avranno avuto la sfortuna di scoprire, la puntura fa davvero molto male e porta la zona interessata a gonfiarsi notevolmente. Da questo punto di vista possiamo immaginare a quali conseguenze può andare incontro un cane o un gatto che viene punto sul naso o che ingerisce un’ape o una vespa. La parte si gonfia, occludendo le vie respiratorie finché l’animale non riesce più a respirare.
Se vediamo che l’animale si lamenta, si guarda e tenta di leccare o mordere un punto del corpo, come il dorso, il fianco o le zampe, controlliamo subito la zona. Appare gonfia e arrossata? Applichiamo subito del ghiaccio, per ridurre il gonfiore.
Ci sembra che sia presente il pungiglione, possiamo cercare di toglierlo da soli, ma solo se non abbiamo la possibilità di raggiungere in pochi minuti il veterinario più vicino. Evitiamo di utilizzare delle pinzette per afferrare e tirare il pungiglione. Stringerlo, non farà che spremere il veleno presente al suo interno, per cui limitiamoci ad utilizzare qualcosa di rigido, come un cartoncino o la punta di un coltellino per staccarlo come se fosse una scheggia.
Se invece notiamo che l’animale mostra i sintomi di una reazione allergica grave (aumento della salivazione, vomito, prurito, gonfiore di occhi, lingua e gola, difficoltà a respirare) dobbiamo correre immediatamente dal veterinario, senza perdere nemmeno un minuto.
Il miglior antidoto per le punture di api e vespe è il cortisone, che va comunque somministrato dal veterinario nella dose e nella modalità più indicata per il nostro cane/gatto. L’unica alternativa possibile è quella di contattare telefonicamente il veterinario, chiedendogli come intervenire nell’attesa di raggiungere l’ambulatorio.
Per questo motivo è fondamentale avere sempre a portata di mano un kit di pronto soccorso con i farmaci salvavita per il nostro amico a quattro zampe.
Zanzare
Le punture di zanzara sono un problema che, ahinoi, siamo costretti a sopportare per tutta l’estate, grattandoci continuamente e riempiendoci di lozioni e spray repellenti. Per i nostri cani e gatti i morsi possono essere altrettanto fastidiosi, costringendoli a grattarsi continuamente per alleviare il prurito.
Alcuni animali, inoltre, possono essere allergici al morso della zanzara ed in particolare alla sua saliva. In questi casi i sintomi possono variare da un prurito piuttosto intenso, con gonfiore ed arrossamento della zona, che continua anche per più giorni, fino a vere e proprie dermatiti, con croste e forfora. Lo shock anafilattico da morso di zanzara è piuttosto raro, ma l’animale può comunque provocarsi delle lesioni piuttosto gravi nel tentativo di alleviare il prurito, grattandosi o leccandosi.
Un altro aspetto che non va trascurato delle punture di zanzara riguarda le malattie che queste possono trasmettere. Parliamo soprattutto della tanto temuta Filariosi, che interessa soprattutto i cani, ma nei Paesi, come il nostro, in cui il numero delle zanzare è davvero impressionante, può coinvolgere anche i gatti.
La Filariosi cardiopolmonare è un’infestazione da parte di vermi tondi e bianchi, detti “Nematodi”, precisamente la Dirofilaria immitis. Se una zanzara punge un animale infetto, assumerà insieme al sangue anche le larve di questo parassita, che cresceranno al suo interno per diversi giorni, per essere poi inoculate nel sangue di altri animali. Questi vermi raggiungono quindi il cuore, dove crescono anche fino a 15 centimetri di lunghezza, creando gravi problemi al sistema cardiovascolare e ai polmoni.
La Leishmaniosi, invece, contrariamente a quanto si pensa, non viene trasmessa dalle zanzare, ma da un insetto molto simile, il pappatacio, che può veicolare al suo interno la Leishmania infantum, un parassita davvero molto pericoloso. I sintomi possono comparire anche dopo molto tempo, ed includono: dermatite, forfora, unghie distorte, lesioni sulle orecchie, perdita di pelo, dimagrimento e fuoriuscita di sangue dal naso, fino a gravi problemi renali.
Per proteggere i nostri amici a quattro zampe possiamo utilizzare dei prodotti repellenti a base di sostanze naturali, come l’olio di Neem, in forma di collare, spot-on o lozioni da applicare su tutto il corpo dell’animale secondo le istruzioni riportate sulla confezione. Per il cane è possibile utilizzare degli antiparassitari più completi, che proteggono da pulci, zecche e zanzare. Ricordiamo che questi prodotti sono tossici per il gatto, per cui verifichiamo sempre che non contengano permetrina prima di utilizzarli sul gatto.