I cani e i gatti, soprattutto quando sono ancora molto piccoli, hanno una naturale tendenza ad ingurgitare giocattoli, piccoli oggetti rubacchiati per casa, pietre, calzini e persino le proprie feci. Tuttavia, questo comportamento, chiamato “pica” o “picacismo”, può essere il campanello d’allarme di problemi preoccupanti, oltre a mettere in serio pericolo la salute del nostro amico a quattro zampe.
Quando vogliamo adottare un nuovo amico a quattro zampe, spesso cerchiamo di valutare molti aspetti, per capire se orientarci verso un cane o un gatto. Molti di noi optano per Fido, perché l'esperienza o l'opinione comune ritiene che i gatti non siano per niente addestrabili, tanto che alcune volte può diventare difficile persino insegnare loro le semplici "buone maniere" quotidiane. Ma è davvero così o esiste un modo per educare il gatto?
Tutti i cani, soprattutto da cuccioli, attraversano la tipica fase in cui ci sottraggono pantofole, scarpe e calzini, rifiutandosi categoricamente di restituirceli. Un comportamento di questo tipo può verificarsi davvero per tanti motivi, che andremo ad analizzare in questo articolo, cercando di capire quali sono i rimedi da mettere in pratica per evitarlo.
Sono molti i cani che tendono ad essere particolarmente attratti da tutto ciò che si muove rapidamente. Questo aspetto di per sé non è negativo, anzi, l’armamentario di palline e frisbee da lanciare all’aria aperta devono far parte del momento di gioco quotidiano. Il vero problema si manifesta quando il cane inizia ad abbaiare o ad inseguire auto e moto in corsa, mettendo a rischio la propria incolumità, ma anche quella del proprietario, che magari non riesce a trattenere il guinzaglio con la dovuta energia. Quali possono essere le cause di questo comportamento e cosa possiamo fare per evitarlo?
Chi di noi vive con un gatto sa bene di cosa stiamo parlando. La maggior parte dei mici, infatti, ha una curiosa passione per l’acqua corrente, che lo spinge a bere dal rubinetto. Poco importa se si tratta di un lavandino, di un bidet o persino del water, purché sia acqua fresca. Scopriamo le ragioni di questo insolito comportamento, valutando anche i possibili rimedi e le alternative per evitare che accada.
Quando arriva un nuovo amico a quattro zampe è sempre una festa, soprattutto per quanto riguarda i preparativi che precedono l’ingresso nella nuova famiglia. Tra questi, sicuramente uno dei più emozionanti riguarda la scelta del nome più adatto per il cane o il gatto. Non tutti sanno, però, che il nome giusto andrebbe selezionato in base ad alcune caratteristiche importanti, soprattutto se vogliamo che il nostro amico riesca ad associarlo.
Il nome più adatto
Nella maggior parte dei casi, il nome viene scelto solo una volta che il nuovo amico è arrivato nella nostra casa. Molti di noi preferiscono affidarsi alla semplicità, richiamando alcune caratteristiche estetiche dell’animale. Questa è la ragione per cui l’elenco di Nerine, Neroni, Bianchine e Tigri continua a rinfoltirsi sempre di più.
Altri, invece, trovano più interessante il suono del nome, attingendo alla storia, alla cinematografia e alla letteratura per scegliere quello che preferiscono, così come al mondo della musica o dei fumetti. Ed è così che nascono anche le odierne Lady Gaga in versione felina e gli intramontabili Napoleoni con sembianze canine.
Altri ancora, per esempio, trovano divertente e comodo destinare al proprio amico un nome “umano”, sbizzarrendosi come preferiscono, tra i vari Carlo il Carlino o Jack il Jack Russell.
Diciamo che, a prescindere dall’origine del nome del nuovo arrivato, esistono comunque dei criteri che devono essere presi in considerazione quando decidiamo di cimentarci in questa impresa. Il nome, infatti, dovrebbe essere piuttosto semplice e corto, in modo da aiutare l’animale a capire quando lo stiamo chiamando. Questo vuol dire che i classici nomi tipo Fuffi e Fido non sono affatto banali, ma studiati per evitare che l’animale si confonda.
Certo, affermare “mi fido di Fido” e “ho una fifa di Fuffi” può capitare, ma l’importante è che il nome dell’animale non sia troppo simile a quelle parole che destineremo direttamente a lui. Per chiarire questo concetto, pensiamo ai comandi principali, come “resta”, “vieni”, “seduto”. Se il cane si chiamasse Cresta, per lui sarebbe difficile capire se lo stiamo solo chiamando o gli stiamo chiedendo di eseguire il comando “resta”.
Quindi possiamo sbizzarrirci come preferiamo nella scelta del nome, purché vengano rispettate queste poche, semplici indicazioni.
Come insegnare al cane e al gatto il proprio nome
Alcuni di noi neppure si chiedono se esista un modo per insegnare all’animale il proprio nome o comunque se esistano animali che non riescono a capire come si chiamano. Ebbene, entrambe le risposte a queste domande sono positive. Esistono cani che, una volta diventati adulti, ancora non capiscono quale sia il loro nome, per cui è molto importante muoversi bene sin da cuccioli, se vogliamo che questo non si verifichi.
Il nome, infatti, è essenziale per ognuno di noi, anche per i nostri amici a quattro zampe. Se il cane o il gatto dovesse allontanarsi, come faremmo a richiamarlo senza un nome con il quale attirare la sua attenzione, facendogli capire che parliamo proprio con lui?
Ecco allora quali sono i metodi per riuscirci.
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Associare il nome a qualcosa di positivo: che si tratti di una carezza, un complimento o un bocconcino, concediamo al cane o al gatto una ricompensa ogni volta che ci guardano quando pronunciamo il loro nome. Chiamiamoli con voce squillante mentre sono distratti. Se si girano a guardarci, potranno ricevere un premio;
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Usare il nome spesso: ogni volta che dobbiamo rivolgerci a lui, ricordiamo sempre di attirare prima la sua attenzione chiamandolo per nome, soprattutto se vogliamo che esegua dei comandi. Quindi non dovremo limitarci a dire “la pappa!” o “vieni!”, ma “Fuffi, la pappa!” o “Fido, vieni!”. Questo lo aiuterà a capire che ci rivolgiamo a lui, e che se ripetiamo così tanto spesso quella parola, probabilmente ha qualcosa a che fare con lui;
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Usare i comandi in associazione al nome: i comandi vanno mai usati da soli, ma sempre dopo il nome. Infatti pronunciando il nome dell’animale attireremo la sua attenzione, facendogli capire che deve ascoltarci, mentre il comando è l’azione che deve eseguire. In caso contrario, genereremmo una certa confusione nell’animale, che potrebbe iniziare a pensare di chiamarsi “vieni”;
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Nomignoli e vezzeggiativi: ammettiamolo, i nostri amici a quattro zampe hanno una lunghissima lista di nomignoli, dai semplici “amore” e “cucciolo”, per arrivare a “cuore-bellissimo-di-mamma-sua”. In questo settore noi proprietari siamo formidabili. Ecco perché nessuno ci vieterebbe mai l’utilizzo di nomignoli e vezzeggiativi, ad eccezione di alcune situazioni. Il nome “ufficiale” dell’animale deve essere uno solo e ci servirà per chiamarlo e per i comandi. Tutte le possibili variazioni, invece, potranno essere riservati ai momenti più intimi, come quello delle coccole o del gioco;
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Abbreviare i nomi troppo lunghi: i cani e i gatti con nomi troppo lunghi ed altisonanti, come quelli dotati di Pedigree, potrebbero non reagire quando li chiamiamo per intero. Oltretutto, sarebbe scomodo anche per noi pronunciare ogni volta una formula fantozziana del tipo “Ivan-il-terribile-trentaduesimo-vieni!”. Pertanto, cerchiamo di limitarci solo al primo nome oppure abbreviandone uno troppo lungo.
Una volta che avrete seguito questi consigli, il vostro nuovo amico a quattro zampe riuscirà a capire in poco tempo il proprio nome.