I provvedimenti contro il traffico di cuccioli dall’Est
Fino a pochi anni fa, molti negozianti mettevano a disposizione dei propri clienti, cuccioli di cane e gatto importati dall’Europa dell’Est per pochi soldi, che potevano essere rivenduti qui, in Italia, moltiplicando il prezzo. I problemi legati a questa pratica, che ancora oggi è sfortunatamente diffusa, sono davvero molti e comportano gravi conseguenze per gli animali degli allevamenti e quelli importati. Dal 2004 le normative sono cambiate, cercando di tutelare proprio le condizioni di salute e benessere psicofisico di questi animali.
Fino a poco tempo fa, la vendita di cuccioli veniva quasi sempre mediata dai negozianti. I più coscienziosi fungevano da veri e propri intermediari per gli allevamenti locali, al contrario di quelli senza scrupoli, che si rivolgevano ai trafficanti di cuccioli dall’Est Europa.
È così che molti proprietari si ritrovavano alle prese con un cucciolo di cane o gatto in condizioni di salute davvero pessime, già in partenza, e soprattutto estremamente piccolo, in alcuni casi anche di età inferiore ai due mesi, con tutte le conseguenze relative al precoce distacco dalla madre. Il passaporto ed il libretto sanitario ricevuto in dotazione era spesso falso, arricchito di vaccinazioni e trattamenti mai eseguiti nella realtà dei fatti, con la complicità di un veterinario altrettanto privo di scrupoli.
Le condizioni di vita degli animai in queste vere e proprie fabbriche di cuccioli abusive sono pessime. Le fattrici, cioè le cagne e le gatte destinate al solo scopo riproduttivo, vengono ridotte allo stremo delle forze, costrette a partorire senza sosta. I cuccioli, sottratti dopo poche settimane alle fondamentali cure materne, vengono rinchiusi all’interno dei camion, per essere trasportati clandestinamente per diversi giorni, senza aria, né cibo, camminando nei loro stessi escrementi. Pochi di loro riescono a sopravvivere, e chi ce la fa, ci riesce per poco. Le condizioni igieniche lasciano a desiderare, per cui è molto semplice che si creino infezioni di massa da pericolosi virus, batteri e parassiti. Di conseguenza, il proprietario nella maggior parte dei casi si affeziona ad un cucciolo già destinato alla morte in breve tempo.
Grazie alla decisione dell’Unione Europea, entrata in vigore a partire dal 1 ottobre 2004, i movimenti di cani e gatti all’interno dei Paesi europei e non, deve sempre avvenire secondo delle regole precise.
Per prima cosa, come espresso dalla Decisione del 26 novembre 2003, l’introduzione di animali dai Paesi membri dell’Unione Europea prevede obbligatoriamente il possesso di un Passaporto Comunitario valido, oltre al microchip o tatuaggio identificativo. Eventuali vaccinazioni e trattamenti antiparassitari vanno indicati sul Passaporto, con timbro e firma di un veterinario autorizzato.
Per quanto riguarda, invece, i Paesi non aderenti all’Unione Europea, i provvedimenti sono più rigidi, proprio per limitare il traffico di cuccioli, grazie alla Decisione della Commissione 2004\824\CE del 1 dicembre 2004.
È necessario essere in possesso di un certificato sanitario di un’unica pagina, compilato in inglese o nella lingua dello Stato di arrivo, da parte di un veterinario ufficiale designato dall’autorità competente del Paese dal quale proviene l’animale. Il certificato riporta i dati del proprietario o della persona che accompagna l’animale, la descrizione dell’animale ed i dati di identificazione, ovvero microchip o tatuaggio. Infine, deve essere indicata la somministrazione della vaccinazione antirabbica ed un test sierologico antirabbico, laddove richiesto, insieme agli eventuali trattamenti contro parassiti ed Echinococcus.
Il certificato ha una validità di quattro mesi a decorrere dalla firma.
Inoltre, secondo la Decisione dell’Unione Europea, è vietato introdurre in Italia, sia dai Paesi membri dell’Unione Europea che dai Paesi Terzi, cani e gatti di età inferiore ai tre mesi, non vaccinati nei confronti della rabbia. Questa vaccinazione può essere eseguita solo negli animali con almeno tre mesi di età, ed è inoltre considerata valida solo 21 giorni dopo la sua somministrazione.
Un altro provvedimento fondamentale per la tutela degli animali è la Legge 4 novembre 2010, n. 201, secondo la quale “chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, reiteratamente o tramite attività organizzate, introduce nel territorio nazionale animali da compagnia […] privi di sistemi per l’identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale, è punito con la reclusione da tre mesi a un anno e con la multa da euro 3.000 a euro 15.000.”
Inoltre, “la pena è aumentata se gli animali hanno un’età accertata inferiore a dodici settimane o se provengono da zone sottoposte a misure restrittive di polizia veterinaria adottate per contrastare la diffusione di malattie trasmissibili proprie della specie.”
L’aspetto principale è che tutti i proprietari che si ritrovano con un cucciolo importato illegalmente, potrebbero rischiare di essere accusati di Introduzione illecita di animali da compagnia, pagando “una somma da euro 100 a euro 1.000 per ogni animale introdotto”.
Si tratta sicuramente di un pacchetto di normative ricco di buone intenzioni nei confronti degli animali, ma che spesso non risulta sufficiente nella lotta contro il traffico illecito di cuccioli. Come detto precedentemente, infatti, i trafficanti spesso si rivolgono a veterinari compiacenti, che falsificano certificati e passaporti senza alcuno scrupolo.
Per questo motivo, sta a noi prima di chiunque altro cercare di diventare i protagonisti di questa lotta, evitando di acquistare dei cuccioli in negozi o tramite annunci poco attendibili online. Partendo dal presupposto che non tutti preferiscono adottare un cucciolo dal canile o dal gattile (nonostante sia un grande gesto d’amore), resta il fatto che la maggior parte di noi cercherebbe di evitare ad ogni costo di alimentare un mercato di sofferenze, come quello del traffico illegale di cuccioli dall’Est Europa.
Il consiglio principale è quello di acquistare i cuccioli di razza solo da allevatori accertati, possibilmente in zona, visitando più volte il loro sito internet, leggendo recensioni di altri acquirenti, recandosi personalmente presso l’allevamento per l’intera durata della gestazione, seguendo il cucciolo nel corso della crescita, fino al raggiungimento dell’età opportuna per l’adozione, ovvero non prima dei 3 mesi di età.