La riforma del condominio che tutela gli animali domestici
Grazie alle nuove riforme, da oggi il nostro cane può continuare a vivere con noi senza problemi, anche se i vicini di casa minacciano di ricorrere alle vie legali.
Uno degli argomenti di discussione principali durante le riunioni di condominio, infatti, è proprio quello degli animali. Chi si lamenta perché il cane del vicino abbaia a tutte le ore, chi ne è talmente intimorito da non riuscire più ad uscire di casa e chi afferma che l’odore della pipì del gatto si percepisce fin dal pianerottolo di casa.
Quelle che sembrano essere giustificazioni da film comico, in realtà sono le motivazioni per le quali si lamenta la maggior parte degli inquilini di un condominio.
Che alcuni cani abbaino più degli altri è un dato risaputo, così come anche per tutte le altre motivazioni può esserci del vero.
In questi casi, però, bisogna ricordarsi di ricorrere prima alle maniere civili, piuttosto che urlare conto i vicini di casa, con minacce di polpette avvelenate e querele.
Non solo in questo modo si va contro qualsiasi etica sociale e morale, ma tutto ciò è anche inutile. Da oggi, infatti, i cani e i gatti sono finalmente considerati parte integrante della famiglia, e come tali vanno rispettati.
La riforma del condominio
Gli italiani che vivono con almeno un cane o un gatto sono davvero molti, e aumentano ogni giorno di più. È proprio per questo che anche i parlamentari hanno sentito la necessità di regolamentare e tutelare la loro presenza in casa attraverso una riforma precisa.
L’articolo 1138 del Codice Civile, riguardante il regolamento di condominio, è stato revisionato proprio verso questa direzione, grazie all’inserimento di precise indicazioni sugli animali domestici che vivono in casa.
In particolare, secondo le nuove regolamentazioni, “le norme del regolamento non possono vietare di possedere o detenere animali domestici”.
Questo vuol dire che le regole di condominio, indispensabili negli appartamenti con un numero di inquilini superiore a dieci, devono essere sì rispettare, ma devono a loro volta tener conto dei diritti di ciascun condomino.
Se la signora Rossi del terzo piano dovesse imporci di allontanare il nostro cane o il nostro gatto, non potrebbe farlo, proprio perché quello di adottare un animale è un nostro diritto.
Attenzione, però. Questo non vuol dire che siamo liberi di oltrepassare i confini del rispetto per gli altri condomini, né tanto meno quelli della civiltà.
Se la signora Rossi, infatti, non ha alcun diritto di avanzare la pretesa di liberarci del nostro animale, allo stesso tempo a noi spetta il compito di attenerci alle regole di convivenza pacifica.
Dobbiamo quindi rispettare le altre normative, come quelle indicate nell’Ordinanza del Ministero della Salute nel 2009, secondo cui, per tutelare l’incolumità delle persone e degli altri animali, dobbiamo:
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Portare il cane al guinzaglio, con una lunghezza massima di 1 metro e mezzo;
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Utilizzare la museruola se il cane è particolarmente aggressivo o appartiene alla categoria dei cani considerati a rischio;
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Utilizzare sacchetto e paletta se il cane “la fa” sul marciapiedi o nel suolo condiviso;
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Evitare che il gatto esca in giardino o sui balconi degli altri appartamenti;
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Curare il nostro animale se mostra segni di malattia.
Inoltre, le regole di condominio non possono neppure negare all’animale l’accesso ad alcune parti condivise dello stabile, come l’ascensore o il giardino, naturalmente purché si rispettino le regole citate precedentemente.
Quali sono le eccezioni
Se da un lato il Codice Civile garantisce maggiori diritti a noi e al nostro animale, dall’altro il Codice Penale ci obbliga ad osservare la regola del rispetto della quiete pubblica.
I vicini possono ricorrere alla Legge se il nostro cane dovesse abbaiare in modo continuativo, soprattutto nelle ore del primo pomeriggio e durante la notte.
In questo caso è necessario che l’evento sia accertato e certificato dai vigili o dagli incaricati dell’ASL, attraverso un’opportuna perizia, che può essere avanzata al Giudice di Pace.
Allo stesso tempo, i condomini possono ribellarsi per vie legali, qualora il nostro cane o il nostro gatto siano ritenuti pericolosi dal punto di vista sanitario. Se l’animale non è in buona salute e c’è la possibilità che possa mettere a rischio la salute di un condomino, potrebbe richiedere una perizia da parte di un veterinario dell’ASL.
In questi casi, raramente le autorità provvederanno a privarci del nostro animale, a meno che non venga rilevato un maltrattamento nei suoi confronti da parte nostra. Ad esempio, se il cane dovesse abbaiare perché costretto a vivere in balcone notte e giorno, la responsabilità legale è senza dubbio la nostra.
E le regole di condominio?
Un regolamento legislativo nazionale non può in alcun modo essere prevaricato da una regola condominiale interna.
A meno che non abitiate in un appartamento in affitto, e il contratto di locazione vieti di portare in casa un cane o un gatto, nessuno potrà costringerci ad allontanare il nostro animale.
Per assicurare una pacifica convivenza all’interno del condominio, non servono poi chissà quali accorgimenti. Ricordiamoci sempre che la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri.