La storia di Monty e la sindrome di Down negli animali
Di certo Monty non è nato ieri, ma negli ultimi giorni la storia di questo gatto affetto dalla sindrome di Down si sta diffondendo con una velocità incredibile. Naturalmente, ogni volta che compare un caso eclatante di questo tipo, la maggior parte di noi si ritrova a porsi mille domande riguardo al mondo animale, chiedendosi in questo caso come sia possibile che anche i cani e i gatti possano essere interessati da questa sindrome.
La risposta a questo quesito vogliamo darla partendo da un altro caso meno recente, quello della tigre Kenny. Questo bellissimo esemplare di tigre bianca nasce il 3 febbraio 1999 negli Stati Uniti, frutto degli intensi tentativi di ricreare un individuo di questa rara specie, dietro numerose richieste da parte di zoo e rivenditori di animali esotici. Come spesso accade quando vengono incrociati individui con un patrimonio genetico estremamente puro per alcuni aspetti – in questo caso, muso ampio, mantello bianco e occhi azzurri – possono comparire degli errori durante la trasmissione dei geni. Questo è proprio quello che è successo ai genitori di Kenny, che hanno dato alla luce l’unica tigre con la sindrome di Down.
Il disturbo appare evidente già durante i primi giorni di vita, considerando i tratti fisici piuttosto insoliti per una tigre bianca. Tuttavia, il ritardo mentale vero e proprio diventa apprezzabile solo diverse settimane più tardi, quando gli atteggiamenti di Kenny non riescono a staccarsi da quelli di un cucciolo nel corpo di una tigre adulta.
Sfortunatamente, la storia di Kenny termina tra studi e mostre al pubblico in Arkansas nel 2008, quando muore per un cancro.
Negli ultimi giorni, invece, telegiornali e social network sono tempestati dalle foto di un altro caso simile, che in questo caso riguarda un gatto di nome Monty. La sua vita comincia, se così si può dire, quando viene ritrovato dai volontari di un rifugio di Copenhagen. Tuttavia, il piccolo Monty non riesce a trovare una casa, proprio a causa del suo aspetto piuttosto strambo. Gli occhi molto distanti tra loro fanno subito percepire ai possibili adottanti che Monty ha qualcosa che non va, facendoli orientare su altri gatti.
Dopo diversi anni, però, Michael e Mikala decidono di recarsi al rifugio per adottare un compagno di vita. Nonostante il suo aspetto insolito, Monty riesce a farli innamorare a prima vista, ottenendo finalmente l’opportunità di conquistare una famiglia tutta per sé.
Trascorsi diversi giorni, la coppia comincia a notare dei comportamenti piuttosto particolari per un gatto adulto, come quello di urinare nel sonno. Dopo un’accurata visita da parte del veterinario, arrivano alla conclusione che molto probabilmente Monty è un gatto anziano, per cui la sua vescica inizia ad indebolirsi, come accade spesso dopo una certa età.
Ma Monty, come dichiarano fermamente i responsabili del rifugio, non è assolutamente un gatto anziano. Michael e Mikala tentano così di scoprire se si tratti di un problema comportamentale, legato alla presenza di altri gatti in casa, e chiedono ad alcuni amici di ospitare Monty per un po’. Il risultato non cambia, perché la vescica di Monty continua a funzionare quando è addormentato.
La risposta a tutte queste domande arriva poco tempo dopo, quando i due coniugi decidono di indagare più a fondo. È così che scoprono che Monty ha un cromosoma in più rispetto a tutti gli altri gatti, più esattamente possiede tre copie del cromosoma 21, invece di due. Questo elemento è il tratto distintivo della sindrome di Down nell’uomo, per cui secondo gli esperti, nel caso di Kenny e di Monty, potrebbe trattarsi dell’equivalente animale di questa malattia genetica.
Ma è possibile quindi che gli animali possano nascere con la sindrome di Down? E come si può capire?
La natura è un meccanismo perfetto, seppure spesso possa essere considerato crudele. Nel mondo animale, infatti, tutti gli individui più deboli tendono ad essere eliminati dalla cosiddetta selezione naturale, di cui Darwin ha tanto discusso.
Ecco perché vedere un cane o un gatto con questa sindrome è così raro. Semplicemente, una volta che la madre si accorge che qualcosa non va in uno dei piccoli, tende ad ucciderlo o ad allontanarlo. Per quanto possa sembrare terribile, in realtà è l’unico mezzo che la natura possiede per garantire la sopravvivenza degli individui.
Può capitare, in ogni caso, che alcune madri non si accorgano del problema o decidano volutamente di ignorarlo, così come non è raro che alcuni piccoli abbandonati riescano a farcela lo stesso. Ecco che compaiono tanti casi come quelli della tigre Kenny o del piccolo Monty.
La presenza della sindrome di Down negli animali può essere riconosciuta sia da alcuni tratti fisici ben precisi, che riguardano soprattutto l’aspetto del viso – come si riesce a vedere bene dalle immagini dei due animali – ma anche il comportamento.
Il ritardo mentale, tipico di questo disordine genetico, si evidenzia maggiormente nell’uomo, sebbene anche negli animali è possibile riscontrate la presenza di alcuni atteggiamenti insoliti. Nel caso di Monty, per esempio, i proprietari si erano subito accorti della tendenza del gatto ad urinare nel sonno. In ogni caso, come afferma Michael, “Monty è particolarmente stupidino, giocherellone e sempre felice, proprio come tutti i gattini, nonostante lui abbia ormai 5 anni. E’ incredibilmente gentile a molto legato a me. Insiste nel voler dormire tra le mie gambe ogni notte”.
In poche parole, nonostante il loro aspetto curioso, gli animali con la sindrome di Down rimangono intrappolati in un corpo che continua a crescere più velocemente del loro cervello, destinati a rimanere per sempre degli eterni cuccioli. Nel frattempo, però, il dolce Monty si gode la popolarità che è riuscito a conquistarsi grazie alla sua storia straordinaria.